Posts written by »Komuro_Takashi«

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    Trama



    Highschool of the Dead è ambientata al giorno d'oggi, dove è improvvisamente scoppiata una pandemia a causa di un virus che trasforma gli esseri umani in zombi, eufemisticamente chiamati dai protagonisti della storia "loro". La storia ruota intorno a Takashi Komuro, uno studente giapponese della Fujimi High School, che sopravvive allo scoppio iniziale della pandemia insieme ad alcuni suoi compagni ed all'infermiera della scuola, ed occasionalmente la trama segue le vicende di altri personaggi.

    La storia inizialmente segue i tentativi di fuga o sopravvivenza dei superstiti della Fujimi High School, e man mano che la serie va avanti, vengono introdotti i temi legati al collasso della società, compreso il possibile abbattimento dei codici morali degli umani sopravvissuti.

    Personaggi



    Komuro Takashi
    Doppiato da Jun'ichi Suwabe
    Studente della Fujimi High School di 17 anni, Takashi è nella stessa classe di Rei, di cui è amico sin dall'infanzia. E' da sempre innamorato di lei e da bambino lei promise di sposarlo. Tuttavia, a causa dei troppi tentennamenti del ragazzo nei confronti di Rei, la ragazza 'si vendica' iniziando a frequentare Hisashi, il migliore amico di Takashi. Tuttavia poi Takashi si vedrà costretto ad uccidere Hisashi, diventato uno zombi ed a proteggere Rei. Takashi è stato uno dei primi ad accorgersi che qualcosa di grave stava accadendo nella scuola e a prendere una rapida decisione per salvare i suoi amici. Con l'andare avanti della storia, lui diventerà il leader del gruppo mostrando grandi qualità. Si riavvicinerà a Rei, mostrando però attrazione anche nei confronti di Saeko Busujima. Inizialmente usa una Mazza da baseball , poi trova una Smith & Wesson Model 37 su di un agente morto, ed infine trova un Ithaca 37.

    Rei Miyamoto
    Doppiata da Marina Inoue
    Compagna di classe ed amica di Takashi sin dall'infanzia, Rei ha sempre avuto un inconfessabile cotta per l'amico, ma per punire la sua timidezza aveva iniziato ad uscire con Hisashi, migliore amico di Takashi. Man mano che la storia procede Takashi e Rei diventeranno sempre più vicini e finiranno per innamorarsi. Nonostante l'aspetto fragile, Rei si rivelerà un'ottima combattente grazie all'uso del sojutsu (tecnica della lancia). Inizialmente era nella stessa classe di Saeko, ma poi fu bocciata anche se era un'ottima studentessa. Suo padre, un poliziotto, stava investigando su un caso di corruzione che riguardava il padre di Shido, uno degli insegnanti della sua scuola. Come risultato finale, Shido deliberatamente la fece bocciare. Rei di conseguenza non lo sopporta e a causa sua il gruppo si separerà da Shido ed i suoi seguaci. Anche se Rei è stata la ragazza di Hisashi, i suoi sentimenti per Takashi non si sono mai veramente affievoliti. Così come Saya, Rei si irrita quando Takashi resta solo con Saeko, anche se stanno semplicemente combattendo degli zombi. Rei combatte usando una lancia ottenuta da una ramazza e più tardi userà un fucile M1A (versione civile del M14)con innestata una baionetta.

    Saeko Busujima

    Doppiata da Miyuki Sawashiro
    Studentessa dell'ultimo anno e presidente del club di kendo, Saeko è una combattente esperta e preparata, oltre che un personaggio riflessivo e con un forte senso dell'orgoglio, ed un elemento importantissimo per il proprio gruppo. Sembra essere molto affezionata a Takashi, a cui confesserà di provare molto piacere nell'uccidere "loro". Non si sa molto della sua famiglia, a parte il fatto che il padre di Saya, Souichirou Takagi, fu addestrato nell'uso della spada proprio dal padre di Saeko. E come ringraziamento, Takagi le consegna una potente spada creata nell'armeria del Generale Murata durante l'Era Meiji. Quattro anni prima dell'inizio della storia, Saeko fu attaccata da un maniaco, ma lei armata della sua spada di legno vinse facilmente rompendo diverse ossa al malcapitato prima dell'arrivo della polizia. Anche se si trattò di legittima difesa, questa esperienza rivelo le sue tendenze sadiche. Dopo aver raccontato la sua storia a Takashi ed aver incontrato l'ennesimo gruppo di "loro", Saeko considererà per un momento di farsi uccidere. Tuttavia, Takashi la fermerà rivelandole la sua ammirazione. Dopo questo evento, lei accetterà le sue tendenze e combatterà al suo fianco. Saeko crede nella capacità di Takashi di guidare il gruppo nelle crisi. Inizialmente combatterà con una spada di legno (Bokken) successivamente userà una Katana.

    Saya Takagi
    Doppiata da Eri Kitamura
    Figlia di un importante uomo politico, Saya è una ragazza dotata di una grande intelligenza ed una spiccata inventiva oltre ad essersi autonominata genio. È la prima a rendersi conto che "loro" sono attratti dai suoni. Ha un rapporto conflittuale con i genitori, persone estremamente capaci, quindi Saya cerca sempre di essere la migliore per dimostrarsi degna di loro. Anche lei, come Rei, è amica da molto tempo di Takashi ed anche lei sembra provare dei sentimenti nei suoi confronti, completamente non ricambiati. Saya agisce da figura madre per la piccola Alice e farà di tutto per mantenere inalterata l'innocenza della piccola. Saya combatte usando una pistola Luger P08.

    Kohta Hirano
    Doppiato da Nobuyuki Hiyama
    Studente di 16 anni, spesso vittima dei bulli della scuola, Kohta è un otaku delle armi da fuoco e delle attrezzature militari, cosa che si rivelerà di grande aiuto per il gruppo. È innamorato di Saya Takagi, da cui però è trattato come uno schiavo. In genere da il meglio di se dalla lunga distanza. La sua ossessione con le armi lo ha portato ad allenarsi per un mese negli U.S.A. presso la Blackwater USA. All'inizio della storia la sua abilità aiuterà Saya a sopravvivere all'attacco iniziale. Kota svilupperà dei profondi sentimenti, ricambiati, per Asami Nakaoka, un'agente di polizia alle prime armi, convincendola poi ad unirsi al loro gruppo. Sfortunatamente sarà lui stesso costretto ad uccidere Asami che, rimasta intrappolata da troppi zombi nel tentativo di salvare dei civili, gli chiederà di ucciderla per impedirgli di tornare come una di "loro". Solo grazie all'aiuto di Shizuka, Khota riuscirà a superare questo tragico episodio. Kohta è molto affezionato ad Alice e lo si vedrà spesso giocare con lei. Kohta non pare conoscere stili di cambattimento ravvicinati, ma fungerà da supporto con differenti armi da fuoco come ad esempio un AR-10 e la Smith & Wesson Model 37 datagli da Takashi.

    Shizuka Marikawa
    Doppiata da Yukari Fukui
    Infermiera della Fujimi High School, Shizuka è una giovane donna single di 26 anni dalle forme abbondanti, decisamente indifesa rispetto al resto del gruppo. È l'unica ad avere la patente, e quindi ad essere in grado di utilizzare mezzi di trasporto. All'inizio della storia sarà salvata da Saeko. Le sue forme abbondanti, sono spesso un intermezzo comico nella storia. Shizuka è molto amica di Rika Minani, una tiratrice di precisione della squadra speciale d'assalto giapponese. Come infermiera ed unica adulta del gruppo, lei è la responsabile della salute di tutti gli altri e anche se sta ancora studiando per diventare dottore, le sue conoscenze sono già notevoli.

    Alice Maresato
    Doppiata da Ayana Taketatsu
    Bambina di sette anni salvata in extremis da Takashi, dopo che il padre era stato ucciso. È molto legata a Kohta e spesso la si vede in compagnia di un piccolo cane chiamato Zeke.

    Immagini



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    image <--- Komuro Takashi

    image <--- Kohta Hirano

    image <--- Alice Maresato
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    Adolescenti in tempesta ormonale(4° parte)



    Dopo quell’esperienza avvenuta dieci giorni prima, matteo mi telefonò, era molto inquieto perché aveva realizzato che per la prima volta aveva iniziato a conoscere il sesso e mi disse di essere stato molto provato da quell’ultima esperienza nella mia cantina e che si era sentito molto in imbarazzo nei miei confronti, per la mia disinibizione, per la mia determinazione, per la mia aggressività. Lui fino a poco tempo prima era abituato a vedermi solo come una sorta di baby-sitter che la madre contattava per portarlo in giro quando occorreva ma ora, dopo quella brutta storia del ricatto sessuale ai miei danni, la nuova realtà gli aveva ingenerato confusione ed imbarazzo verso me. Così gli chiesi se aveva cambiato idea sul fatto di incontrarsi per farmi assolvere ai miei doveri pattuiti in precedenza e lui, un po’ titubante ma attratto da questa nuova eccitante situazione, mi disse di voler assolutamente continuare ma aveva paura di me, di cosa avrei potuto fare, mi chiese di tornare al vecchio giochino masturbatorio iniziale e basta . . . adesso sì che il gioco iniziava a piacermi, ero io a condurlo, era lui ad essere in imbarazzo ed intimidito, così replicai che ci avrei pensato su e al nostro nuovo incontro glielo avrei comunicato. Lui restò perplesso dalla mia risposta poco esaustiva e un po’ misteriosa e ci salutammo fissando l’incontro due giorni più tardi alle 18 al solito posto. Da vera bastarda già mi pregustavo il godimento di farlo arrossire ed imbarazzare ancor più della volta prima, adesso avevo io il gioco in pugno e potevo disporre di lui secondo le mie volontà, il segreto era così pericoloso per entrambi che ci metteva reciprocamente al riparo dal rischio che lui potesse dirlo in giro a qualcuno. Venne il giorno predestinato e quando arrivai davanti all’uscio della mia cantina lui era già li, sguardo un po’ preoccupato come quando si è davanti alla prof interrogati con la paura di non sapere la lezione a menadito, mi sorrise mentre io aprivo la porta, entrammo e chiusi subito per non dar nell’occhio, non si sa mai! . . . . “Avanti, spogliati maniaco sessuale!” , la mia voce non esprimeva molto calore e lui subito comprese che la giornata non sarebbe stata delle più facili con me, . . . “Sai Matteo, ho pensato alla proposta che mi hai fatto ma . . . no, niente da fare, si fa ciò che dico io tesorino, le seghette si fanno ai moccio setti, ma tu vuoi essere un uomo vero Matteo? . . . “. Lo sguardo di Matteo mal celava timore e
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    consapevolezza del fatto che oramai la situazione gli era scappata di mano, il controllo lo avevo io e non più lui, questo lo faceva sentire ancora più piccolo e mortificato ma allo stesso tempo smanioso di vedere fino a che punto una ragazza più grande di lui potesse piacevolmente sottometterlo e farlo godere sessualmente. Quel giorno indossavo, per la prima volta da quando ci incontravamo, la minigonna. Era di color beige, molto fasciante sui fianchi e metteva molto in mostra il culo e le cosce, tacco da 12 nero e calze nere velate, camicetta in seta nera con decolté generoso e reggiseno a balconcino. Le mutandine? Non le avevo! Al mio invito di spogliarsi come sempre, lui restò impietrito a guardarmi, così replicai:”Allora? Oggi non sei dell’umore? Vediamo se te lo faccio tornare . . . “ Iniziai a slacciarmi i bottoni della camicetta quindi il reggiseno che gli lanciai addosso sorridendogli . . . “Avanti Matteo, avvicinati e leccami i capezzoli, è un ordine!”. Lui si avvicinò e un po’ gaglioffamente appoggiò le sue labbra sul capezzolo iniziando a leccarlo, quindi con la mano iniziò a palparlo ed a stringerlo, non morivo di piacere ma era apprezzabile, finalmente non ero più solo una segaiola ricattata ma avevo anch’io la mia parte di soddisfazione! La stimolazione dei seni dopo un po’ mi provocò un certo prurito nella zona pubica e sentii il desiderio di essere un po’ baciata anche li, così staccai le tette dalla sua lingua e mi semisdraiai sulla panca . . . “Avanti ragazzino, dai piacere alla tua porno baby sitter!” . . lasciai intendere con un gesto in equivoco che avrebbe dovuto continuare tra le mie gambe, sfilai la minigonna e la figa apparve tutta davanti a lui che strabuzzò gli occhi, io sogghignai nel vedere la sua espressione così spontaneamente buffa ed immatura. . . . “Voglio che tu ti metta in ginocchio qui e me la lecchi finché io non decida di fermarti ok?” . . . allargai le cosce, con il dito medio e l’indice mi dilatai e carezzai le grandi labbra ed il clitoride davanti ai suoi occhi guardandolo fisso; lui si inginocchiò ai piedi della panca e un po’ tremolante posò la sua bocca, timidamente sentii la linguetta che mi lisciava delicatamente le grandi labbra, ma non sentivo le mani . . . “Avanti Matteo, accarezzami con le mani, succhiami il clitoride, fallo bene altrimenti oggi torni a casa senza sparare la solita cartuccia bello mio . . . “ Lui, pur senza essere niente di speciale si dava però da fare poverino, era proprio la prima volta per lui e non era affatto semplice dar piacere senza conoscere bene la materia . . ! Divaricai di più le gambe e con la mano gli spinsi la faccia sulla figa, la sua respirazione diventava affannosa, mi veniva quasi da ridere ma iniziava un po’ a piacermi, la pressione del suo naso mi dava piacere reale e così andammo avanti per diversi minuti. Le sue improvvisazioni non mi permettevano di mirare all’orgasmo purtroppo ma bastava accontentarsi un po’, era sempre meglio che essere usata come mano per fare seghe . . . ! Ma il tempo scorreva veloce e un po’ di strizza che qualcuno potesse arrivare c’era . . . “Basta così Matteo, allora ti piacciono i sapori femminili? . . . Ora toglimi i tacchi e baciami e leccami i piedi senza togliere le calze però!” Che buffa scena, oramai era davvero sottomesso alle mie volontà, un vero cagnolino ammansuetito! Non battè ciglio e scivolò lungo le mie gambe portandosi ai piedi, mi sfilò i tacchi alti e posò la bocca sulle mie dita baciandole, non mi rivolgeva mai lo sguardo, si sentiva forse in difetto oppure in imbarazzo chissà . . . “Sì Matteo, leccami le dita e la pianta dei piedi avanti tesoro, le donne vanno coccolate e accondiscese non lo sai?” I miei piedi, causa anche le calze di nylon, non emanavano propriamente essenza di violetta ma lui non si mostrò schifiltoso. Ora la prova era da ritenersi superata e così decisi di non umiliarlo oltre misura così . . . “Ok,tirati su, ora mettiti li sulla panca in fondo ai miei piedi in ginocchio e tiralo fuori che ti faccio una cosa che ti piace tanto!” Per la prima volta mi guardò negli occhi con il viso più sereno, si mise in ginocchio davanti ai miei piedi sopra alla panca come da me richiesto e si abbassò i pantaloni e slip fino a metà coscia, il pene era mezzo floscio forse per la tensione accumulata fino a quel momento, io sorrisi per rilassarlo e iniziai a strofinargli il mio piedino sull’asta morbida e con un lento e delicato massaggino tornò a prendere vigore; quando le dimensioni arrivarono ad essere apprezzabili glielo afferrai con entrambi i piedi ed iniziai a fargli una sega che lui mostrava di gradire, quel gioco ora non lo vedevo più un ricatto ma iniziavo a divertirmi anch’io, tenergli il cazzo duro fra i miei piedi aveva quasi un senso rivendicativo nei suoi confronti, difficile spiegare ma quella era la sensazione. Ora mi piaceva e mi eccitava anche vedere il suo scappellamento ritmato dall’andamento dei miei piedi e quando ormai già pensavo di farlo venire così ebbi un pensiero maldestro e porco . . . . “Matteo ora sdraiati qui sulla panca al mio posto svelto!” Io mi alzai e feci sdraiare lui che obbedì senza fiatare, io mi misi di lato e glielo presi in bocca per fargli un pompino, mi piaceva l’idea di gustarmi ancora quel po’ di dolce sperma già assaggiato la volta precedente . . . iniziai a leccarlo decisa vista la sega già praticata, lo succhiavo sulla cappella mentre lo masturbavo piano e vidi che era già in preda ad una precoce crisi orgasmica quando, ultima bastardata, lo mollai li e mi alzai per andare alla borsetta . . . “Scusa Matteo, devo soffiarmi il naso, ora torno . . . “Lui si spaventò, temette che volessi lasciarlo così . . . “No, ti prego Anto, non lasciarmi così, ti prego ti prego . .” Quelle suppliche mi producevano piacere infinito, avrei voluto dargli anche questa punizione ma invece feci di meglio, sfilai un preservativo dalla mia borsetta e . . . “Guarda qui, adesso ti faccio inzuppare il biscotto per la prima volta in vita tua, non sei contento?” Lui sorrise a denti un po’ stretti ma forse temeva altre prove ai suoi danni, io tornai con la bocca sul suo pene e gli infilai il preservativo, lo verificai bene che fosse ben sistemato e poi . . . voilà, mi ci sedetti sopra a smorza candela al contrario cioè sbattendogli il culo in faccia! Mi girai con la testa verso di lui . . . “Sei pronto? Adesso vediamo quanto resisti! Mettimi le mani sul culo avanti!” Era ormai tardi, bisognava lasciare la cantina il prima possibile così decisi che non gli avrei dato tregua nemmeno un secondo per farlo venire subito, così iniziai il su e giù, lui mi teneva strette le chiappe con le mani, io mi chinai leggermente in avanti verso i suoi piedi afferrandoglieli con le mani per darmi la spinta e permettere a lui di vedersi il suo cazzo che entrava ed usciva dal mio corpo e fargli così perdere i freni inibitori che già non erano granché data la giovanissima età ed infatti andò così, lo stantuffai non più di 5-6 volte in modo molto deciso e profondo e lo sentii subito gemere, la sua voce ancora fanciullesca mi fece quasi sentire una pedofila, lo sentii vibrare dentro il suo pene, subito portai la mia mano sulle sue palle per massaggiargliele e farlo svuotare del tutto quindi lo sfilai. Il preservativo era davvero zeppo di sperma, ne aveva prodotto una quantità industriale! Glielo tolsi con un fazzolettino di carta e me lo misi in borsetta per buttarlo in qualche cestino sulla strada, lui, visibilmente soddisfatto dell’esperienza avuta mi abbracciò e mi tenne stretta per alcuni secondi ringraziandomi e scusandosi per quel fastidioso ricatto che aveva ideato per estorcermi prestazioni sessuali, io lo perdonai convinta della sua sincerità che si leggeva negli occhi. Finalmente tutto finì così come d’incanto.
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    Adolescenti in tempesta ormonale (parte 3°)



    Dopo il ritorno da quel viaggio in treno dove i pensieri l’avevano fatta da padroni, ora si trattava di capire cosa sarebbe potuto ancora accadere. Del resto, Matteo era uscito allo scoperto con il suo ricatto sessuale e mi aveva messa di fronte ad una realtà per me difficile da digerire ma allo stesso tempo capivo le esigenze di un ragazzino in preda agli istinti dell’età seppur fossi stata io la prima a sbagliare accondiscendendo. Ma la promessa oramai l’avevo fatta e sapevo che dovevo pagare questo prezzo a Matteo e quindi lui certamente mi avrebbe chiamata ancora per soddisfarlo in ciò che erano i nostri patti segreti ma . . . il vero dubbio che avevo era sulle pretese . . . temevo che la posta diventasse ogni giorno più alta con tutto ciò che ne conseguiva.
    Presto, molto presto mi resi conto che la realtà non era così lontana dagli incubi che avevo e puntualmente eccola materializzarsi . . . erano passati solo due giorni dal mio ritorno in treno e ricevetti la chiamata di Matteo che mi informava che sarebbe tornato tre giorni dopo e mi chiedeva di andarlo a prendere alla stazione ma . . . subito, con voce sogghignante, mi chiedeva di appartarci per continuare il discorso . . . .”Ok Matteo, ti vengo a prendere e prima di portarti a casa ti farò la solita sega . . . . ma che palle però!” Risposi un po’ seccata ma non vi erano vie d’uscita, così pensai di utilizzare la cantina di casa mia, al riparo da sguardi indiscreti, giù nel sottoscala. Così andai tre giorni dopo a prenderlo e gli dissi che il luogo più sicuro era quella cantina e lui mi seguì senza batter ciglio. Entrammo e fra bottiglie di vino dei miei e ripiani zeppi di qualunque cosa, c’era uno sgabello da camping e una vecchia cassapanca di legno un po’ polverosa dove potersi mettere. Tirai fuori un fazzoletto e la ripulii . . . . “ . . . ecco, io sono pronta per la sega Matteo, avanti tiralo fuori, non abbiamo molto tempo”, lui un po’ intimidito per la mia voce decisa stava li in piedi davanti a me che ero seduta sulla cassapanca, abbassò i pantaloni e gli slip e io non persi tempo a prenderglielo in mano nella speranza di non impiegarci troppo tempo, a star li avevo un po’ paura anche se i miei era quasi impossibile che potessero arrivare. Iniziai a menarglielo piano scappellandolo a dovere, con una mano gli tenevo le palle e con l’altra lo smanettavo, lui mostrava gradimento e
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    così io provai ad accelerare per farlo venire velocemente ma stavolta mi accorsi che resisteva bene . . . non capivo se fosse lui bravo a trattenersi oppure io a non “lavorare” bene . . . “ . . avanti Matteo, godi . . . è tardi . . . non possiamo stare qui a lungo!” Lui a volte mi guardava poi chiudeva gli occhi ma niente da fare, non veniva! Ero turbata dal non sapere più come fare, continuavo a smanettarlo di brutto ma senza risultato. “Che succede Matteo? Non ti piace? Non riesci proprio?” Il porcellino non perse tempo e sussurrò che in quel modo oggi non riusciva proprio . . . tra le righe compresi ciò che voleva dirmi . . . lo stronzetto voleva un pompino . . . “Che vuoi dire Matteo? A cosa stai pensando?” Lui sorrise e disse . . . “sono tre notti che mi tocco nel letto pensando alla tua bocca!” . . . “Ma Matteo . . . no, non ci penso nemmeno! Avanti, il patto era per le seghe e basta! Ricordi? Avanti allora, sbrigati a venire così” Ma ben presto mi resi conto che così non funzionava più e in quella maniera avrei rischiato di fare una fatica inutile anche tutte le volte future ancora da svolgere . . . Allora riflettei e mi dissi che in certe situazioni il pompino ti risolve il problema . . . così viene di sicuro! Eravamo già nella posizione giusta . . . io seduta e lui in piedi davanti a me mentre io lo smanettavo. Così, senza aprir bocca, mi avvicinai alla sua cappella e cominciai a leccarla come un cono gelato mentre non smettevo di segarlo con la mano, lui cambiò immediatamente espressione del viso, il piacere gli si leggeva negli occhi, io alzai il volto ed iniziai a fissarlo facendogli ben vedere la mia lingua che gli leccava la cappella, lui iniziò a gemere finalmente e così io capii che eravamo vicini alla meta, smisi di leccare e me lo infilai in bocca finche riuscivo ad arrivare, lo pompavo su e giù e come per magia dopo non più di sei pompate l’ho sentii gemere con un brivido lungo il corpo, mi staccai al volo e una frazione dopo lui fece partire uno schizzo violento che finì proprio sulla panca . . . ma era una fontana, non smetteva più! Continuai a smanettarlo fino all’espulsione dell’ultima goccia di sperma e poi ripulii tutto con i fazzolettini. Lui era senza parole ma visibilmente soddisfatto! Io invece pensai che per la prima volta avevo assaggiato il cazzo di un bambino e tutto sommato mi aveva lasciato un sapore dolce in bocca e non me ne pentii di averlo fatto!
    Le volte seguenti che ci ritrovammo avevo deciso di cambiare sistema: anziché subire quel ricattuccio infantile avrei potuto rendere più utilitaristico e divertente il ménage . . . del resto anch’io ero una ragazzina e avevo necessità di apprendere le pratiche sessuali e Matteo poteva proprio cadere a fagiolo adesso . . . oramai il ghiaccio era stato rotto . . . così quegli incontri non sarebbero più stati un momento di sofferenza per me ma al contrario potevano diventare proficui . . . avrei potuto affinare la mia tecnica per fare bene i pompini, le seghe con mani e piedi e chissà cos’altro . . . !
    Così quel giorno ci salutammo e lui, visibilmente felice per il pompino ricevuto, se ne andò ed io iniziai a realizzare le nuove idee, attesi qualche giorno che Matteo tornasse alla carica per continuare il suo perfido ricattuccio ignaro che le cose stessero cambiando . . . infatti la telefonata arrivò e, disponibile, gli dissi che ci si poteva incontrare il giorno seguente, la mia cantina poteva andare ancora bene visto il precedente e così tornammo li. Per l’occasione, sotto i normali abiti indossavo delle calze velate nere e degli slippini neri trasparenti molto succinti (all’epoca i perizomi erano una chimera), una volta entrati e richiusa la porta dall’interno, guardandolo a muso duro gli dissi:”Matteo da oggi le cose cambiano sai? . . . Da oggi io sarò la tua padrona e tu il mio umile schiavetto tuttofare!” Lui non capì le mie intenzioni, aveva lo sguardo un po’ inebetito . . “Ma tranquillo, ti farò la tua meritata sega e anche di più ma tu dovrai fare ciò che dico io. Sono stata chiara vero?” Mi rispose annuendo con la testa ma senza proferir parola, forse non se lo aspettava di vedermi così, in effetti ero diventata più aggressiva e determinata nel gestire quella non facile situazione, si fa di necessità virtù!
    Mi tolsi le scarpe poi la gonna e restai in camicetta slip e calze . . . “Ok, che ne dici? Ti piaccio così? Avanti Matteo, adesso togli subito pantaloni e slip, avanti!” Lui obbedì ma a differenza delle altre volte non aveva più il sogghigno sul viso, non capiva esattamente cosa avessi in testa, cosa mi fosse capitato. Ora era li nudo sullo sgabellino davanti a me . . . allungai il piede ed iniziai a carezzargli l’uccello con molta non chalance sorridendogli, poi una volta divenuto bello duro mi sfilai la calza e gliela misi sul naso . . . “Annusala Matteo, annusala, ti piace?. . . “ Non mostrava di gradire granché, ma l’età lo giustificava, allora io rincarai la dose . . . “Sai quanti uomini vorrebbero fare ciò che tu adesso stai facendo? Ok Matteo, adesso avvolgitelo tutto con la calza e fatti una sega davanti a me, avanti!” Lui iniziò a vacillare . . “Ma . . io, io mi vergogno . . no Anto, ti prego io non . . “ Gli risi in faccia, mi stavo prendendo la mia piccola rivincita su quello stronzetto . . . ma ora tornai seria . . “Matteo, obbedisci altrimenti metterò in giro la voce che sei un mezzo maschietto, è questo che vuoi?” Lui iniziò a capire che adesso il gioco si era ribaltato, il piccolo ricattatore aveva ora le armi spuntate ed ero io a gestire la situazione a modo mio. Allora, pur con l’attributo mezzo floscio, se lo avvolse con la mia calza ed iniziò ad accennare una sega tenendo lo sguardo basso sul suo cazzo . . . io mi avvicinai e gli scoprii la cappella anch’essa involtata nella calza . . . “No Matteo, la cappella deve stare fuori,avanti masturbati e guardami negli occhi mentre lo fai!” Era visibilmente teso, il ruolo di schiavetto sottomesso lo imbarazzava e gli faceva provare senso di vergogna, e pensare che ci sono uomini che pagano cifre a tre zeri per farsi sottomettere . . . ma lui era ancora un ragazzino . . . “Ok Matteo, rilassati, ora ci penso io . . . “ Glielo lasciai avvolto nella calza e glielo presi in mano, era oramai quasi del tutto ammosciato ma con un po’ di pazienza tornò ad intostarsi bene, la calza lo nascondeva del tutto, solo la cappella si apriva e chiudeva durante il su e giù, ora iniziava a gradire così gli tolsi la calza e glielo presi in bocca, lui sussurrò un gemito, io decisi di utilizzarlo per migliorarmi così iniziai a leccargli le palle mentre la mia mano continuava a lavorare piano, poi risalivo l’asta con la lingua e mi soffermavo a leccargli tutta la cappella come un cono gelato ascoltando le sue reazioni, quindi lo ingoiavo e lo succhiavo ben bene . . . “Allora ti piace?” Lui era ormai vicino al godimento ma io non ero ancora sazia di quel divertimento personale che mi ero ritagliata e animata da una punta di sadismo, proprio sul più bello mi staccai dal suo uccello pronto a spruzzare e, col sorriso sulle labbra . . . ”Non hai mai accarezzato una donna vero?. . .” Aprii la camicetta e slacciai il reggiseno . . . “Avanti toccami!” Lui aveva la faccia di uno che lo avevano quasi strozzato . . . gli era rimasto il colpo in canna, ha ha ha, ma le mie tette lo attrassero molto e con mani tremebonde iniziò a toccarle . . . “Adesso leccami i capezzoli, avanti . . . “ Lui sempre più intimidito non osò contraddirmi e portò la sua bocca sul capezzolo, iniziò quindi a leccarlo, faceva tenerezza sembrava un lattante . . . “ . . avanti mordicchiameli un po’ ma dolcemente”, lui mi guardava e provava a fare come dicevo, ovviamente nulla di eccezionale ma l’impegno profuso era apprezzabile. Lo feci staccare dopo poco, lo guardai negli occhi e . . . “ora Matteo sfilami le mutandine!” . . . Lui con mani tremebonde si portò sui bordi degli slip ed iniziò a sfilarmeli piano . . . “Non hai mai visto una donna li vero?” . . Lui era sempre più silenzioso e rispondeva solo annuendo con la testa e con gli sguardi, io divaricai le gambe . . . “adesso accarezzami li, fammi vedere come tocchi una donna” . . . Appoggiò la sua mano tremolante sulle grandi labbra, io gli misi sopra la mia e lo guidai per i primi movimenti poi lo lasciai libero di muoversi, la sua timidezza iniziava a diminuire e la mano ora la sentivo accarezzarmi con più delicatezza ma anche più consapevolezza . . . “Bravo Matteo, visto, non è difficile vero? Adesso però devi ricambiare il favore . . . avvicina il tuo viso e baciala . . . leccala . . . avanti ragazzino il piacere si prende e si dà!” . . . Lui non batté ciglio, si avvicinò e dapprima la baciò come si baciano le guance di una persona quindi provò ad usare la linguetta pur molto timidamente sfuggendo ai miei occhi che lo osservavano, divaricai ancor più le cosce per favorirlo, con le dita dilatai le grandi labbra invitandolo ad infilarsi maggiormente in profondità, sentivo la sua linguetta inesperta che si muoveva senza criterio e in quel momento avrei tanto desiderato vi fosse li un uomo esperto a continuare il gioco ma l’importante era che fosse per lui istruttivo e per me rivendicativo nei suoi confronti! Così decisi che poteva bastare, lo invitai a rialzarsi, mi rimisi le mutandine . . . “Bene Matteo, adesso finiamo ciò che era rimasto a metà . . . non mi sono dimenticata” . . . Mi rimisi seduta, lui di fronte a me, glielo ripresi in bocca e tornai a finirgli il pompino, lui aveva perso l’eccitazione, la mia figa non lo aveva ipereccitato, aveva vinto la paura, la timidezza, il pudore, l’inesperienza dell’età, così mi rimisi all’opera e con tanti piccoli colpetti di lingua dati alla base della cappella il cazzo si intostò nuovamente, ma il tempo era tiranno e così cambiai strategia per farlo venire velocemente, con entrambe le mie mani glielo afferrai e portandole verso il basso lo scappellai, quindi portai la bocca sulla cappella e dopo averle dato una veloce leccatina la ingoiai e continuando a mantenere salde le mani alla base gli diedi 5 – 6 pompate molto decise e subito lui perse il controllo e mi esplose in bocca copiosamente e quasi urlando di piacere, mi afferrò la testa come per non volermi più far staccare dal suo cazzo, io lo assecondai, poi a bocca piena di sperma mi tolsi per sputare il tutto in un fazzolettino di carta. Ci rivestimmo frettolosamente perché era già fin troppo tardi, uscimmo di li quatti quatti come sempre, lui era visibilmente rimasto scosso da quell’esperienza diversa ed io molto divertita nel vederlo così meno sicuro di se e con un po’ più di umiltà!
    Non si fece più sentire per oltre dieci giorni, forse prese tempo per riflettere su quanto accadutogli ma poi l’irrefrenabile potenza degli ormoni lo spinse a farlo e così trovai il sistema per metterlo ancor più sotto i . . . piedi e non solo! Ma questo lo saprete nella 4° nonché ultima parte del racconto. Ciao
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    Adolescenti in tempesta ormonale (parte 2°)



    Dopo quella tragicomica esperienza vissuta in quella casa di mezza collina assieme ai due mocciosetti che erano riusciti ad ottenere ciò che si erano prefissi, anche grazie alla mia forse troppa sicurezza in me stessa, pensai che quel tipo di situazione non sarebbe mai più dovuta accadere in considerazione della mia volontà di fare la tutrice di ragazzini e ragazzine più piccole di me per ottenere una misera paghetta e niente più. Inoltre i rischi erano troppi a creare certe situazioni, si può finire ad esser giudicate molto male dagli altri con tutte le conseguenze del caso.
    Tornata a fare la mia vita normale e voltando le spalle al passato, un giorno mi chiamò la mamma di Matteo per chiedermi se avessi dato la mia disponibilità ad accompagnarle il figlio dai nonni paterni in quanto lei si sarebbe dovuta assentare da casa per alcuni giorni. Un po’ mi seccava dopo quanto era accaduto in precedenza ma la signora era una mia buona cliente, pagava bene e per me quei soldini facevano comodo. Così accettai seppur un po’ preoccupata . . . Partimmo due giorni dopo, sempre in treno dato che anch’io ero per poco non ancora maggiorenne quindi non patentata. Il viaggio durava solo un paio d’ore e stavolta il treno era pieno quindi anche Matteo se ne stava buono e per giunta non c’era il cuginetto per cui era meno esaltato. Ma, una volta giunti a destinazione, lui mi disse:” . . . ti ricordi cosa è successo la volta scorsa dai miei zii? . . . “ Io restai un po’ fredda:” . . Certo Matteo e spero che non si ripeta mai più . . . non è per me un bel ricordo!” Lui un po’ sogghignante ma serioso mi disse . . . “Anto, lo rifacciamo?” . . . “No Matteo, toglitelo dalla testa, è stato un incidente di percorso e non dovrà più accadere, ok?” Lui si zittì e arrivammo così dai nonni. Avevo già pensato di ritornare indietro in serata ma mi imbattei nell’ospitalità esasperata dei nonni di Matteo che vollero a tutti i costi trattenermi con loro a cena . . . provai in tutti i modi a rifiutare garbatamente ma non vi fu nulla da fare, ancora una volta dovetti restare fuori casa a dormire . . . La villetta era carina, la cameretta degli ospiti dava proprio su un prato fiorito e generoso di profumi, Matteo dopo cena mi chiese di parlarmi . . . ci si mise li sul divanetto da soli e mi confidò di esser stata quella volta la sua primissima esperienza con una mano
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    femminile . . . ed era rimasto supercontento di come era andata. Io, da par mio, risposi che non sarebbe dovuto accadere e che ero stata una stupida ad accettare quella “penitenza”, lui però mi raggelò il sangue quando mi disse che aveva scritto tutto quanto accaduto sul suo diario personale che custodiva sotto chiave nel suo comodino in camera da letto . . . “Ma Matteo, se quel diario finisce in mano a tua madre . . . mi vuoi rovinare?”, lui, da vero bastardello mi puntò metaforicamente il coltello alla gola dicendomi che ciò non sarebbe mai potuto accadere . . . a patto però che io fossi stata ancora una volta generosa con lui!! Mi venne da piangere, lo stronzetto faceva sul serio, si vedeva dagli occhi che era convinto di ciò che diceva, io me ne andai in bagno e scoppiai a piangere come una scema! Ero assalita da mille dubbi e paure di ogni tipo, quel ricatto sessuale da un ragazzino proprio non mi andava giù, mi sentivo una cretina ad essermi messa in quella situazione assurda e ora non sapevo come uscirne! Tornai in cameretta poco dopo, avevo il viso un po’ guastato dal pianto ma ero molto arrabbiata soprattutto con me stessa e appena incrociai lo sguardo del bastardello gli dissi :”Avanti, cosa vuoi da me Matteo, dimmelo!” Forse il mio viso era così glaciale che lui si intimidì . . . “io, . . . io vorrei . . . la stessa cosa dell’altra volta . . . “ Mi avvicinai a lui e gli proposi un patto tra uomo e donna:” Matteo, tu mi stai ricattando, è molto brutto ciò che stai facendo sai? Comunque, dimmi cosa vuoi e stabiliamo un patto chiaro a tutti e due perché io non accetto ricatti di questo tipo per tutta la vita, altrimenti sono disposta a giocarmi la faccia ed andare io a raccontare tutto ciò che mi avete costretta a fare tu e tuo cugino, io mi sputtanerò ma anche tu passerai dei brutti momenti Matteo!” Lui abbassò lo sguardo e disse:”ok, il patto è che tu per 10 volte mi farai giocare . .io ti presenterò una pagina di un fumetto erotico e tu la metterai in pratica, ci stai?”. “Tu sei pazzo Matteo, no, non ci sto, così proprio no, io a questo non mi piego Matteo, sei un bastardo!”. Lui allora si limitò a chiedermi di fargli qualche sega ancora e poi tutto si sarebbe concluso. “Ok, Matteo, allora iniziamo subito ad espiare le colpe, avanti, tiralo fuori che te la faccio subito e non ci pensiamo più, dai!” Il porcellino non perse tempo ad abbassarsi la cerniera dei pantaloni, io andai alla porta del salotto per vedere che non ci fossero intrusi e quindi tornai sul divanetto a sedermi al suo fianco . . “Ok, non c’è nessuno Matteo, avanti . . anche se dovresti vergognarti per quello che mi costringi a fare, spero un giorno capirai cosa hai fatto e te ne penta Matteo” Lui abbassò gli occhi, un po’ si vergognava del suo comportamento ma forse, dopo quanto accaduto in precedenza, credo si fosse preso una sbandata per me e, sotto un certo aspetto, anche perché era più piccolo di me, mi sentivo quasi di assolvere questa sua non bella condotta. “Lo vedo Matteo che ti vergogni, lo vedo dai tuoi occhi di quanto ti senti in imbarazzo per questo tuo comportamento . . . ma pazienza, io farò ciò che tu mi hai chiesto ma il piacere sarà solo tuo!” Allungai la mano nell’apertura lasciata dalla cerniera e mi insinuai dentro
    Dove glielo trovai subito già semieretto, gli portai gli slip sotto alle palle e glielo liberai. Lui non fiatava anzi arrossì in volto, non osava incrociare il mio sguardo, teneva gli occhi bassi oppure li chiudeva del tutto, io iniziai a fargli la sega ma a modo mio cioè con l’unico desiderio di finire il prima possibile. Così fin da subito iniziai a menarglielo rapidamente mantenendo costante la veloce andatura della mano, stando sempre attenta a scappellarlo bene per produrgli più eccitazione ed impedirgli di crogiuolarssi troppo sugli allori. Resisteva bene però . . . evidentemente aveva un buon autocontrollo . . . oppure era la mia inesperienza di teen-ager che influenzava la buona e veloce riuscita del fatto . . . “Dai Matteo, potrebbe entrare qualcuno . . . cazzo, muoviti!” Lui ad un certo punto soppresse un mugolìo che gli stava venendo forte e mi liberò uno schizzo di sperma sulla mano . . . “oh finalmente . . . era ora Matteo”. Andammo entrambi al bagno a ripulirci e poi al ritorno mi confidò che si era proprio preso una forte sbandata per me fin dalla prima volta che gli feci la sega . . . ora si sentiva a disagio per l’imbarazzo che provava nel farmi quel ricatto, io lo ascoltavo e lo guardavo seria, capivo che in fondo era un ragazzino in preda alle normali tempeste ormonali di quell’età e un po’ mi faceva tenerezza . . . anche se ciò non giustificasse un simile comportamento. La nottata però era ancora da venire e lui, evidentemente forte della riuscita del suo ricatto, non si fece bastare quella seghetta sul divanetto e pretese il bis quando tutti in casa sarebbero stati a letto . . . “Matteo è pericoloso, qualcuno potrebbe sentire, insospettirsi . . . . accontentati per ora . . . ti ho promesso che poi al ritorno . . . eh?
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    Adolescenti in tempesta ormonale(1° parte)



    Come avveniva spesso, essendo la più grandicella talvolta dovevo accompagnare alcuni ragazzini. Infatti, mi mancavano solo un paio di mesi al raggiungimento della maggiore età e le mamme dei miei amichetti più giovani spesso mi chiedevano di accompagnare i loro figli nei posti più disparati . . . dai nonni . . . dagli zii o più semplicemente a far loro da balia per delle compere. Questo mi fruttava qualche soldino per
    togliermi qualche sfizio e così una volta capitò che la signora Luciana mi chiese la cortesia di andare con il figlio 15enne ed il suo cuginetto 14enne in un paesino di montagna, nella casa dei nonni paterni, raggiungibile attraverso un primo tragitto in treno e, successivamente, in autobus. Non male, quel viaggetto mi avrebbe fruttato una buona paghetta . . . avevo già adocchiato un paio di orecchini niente male . . . forse avrei potuto permettermeli . . . così accettai. Il viaggio in treno durava circa un paio d’ore e poi un’altra oretta di bus . . . salimmo sul treno Intercity e andammo a sederci ai nostri posti dentro lo scompartimento, faceva un freddo tosto, il riscaldamento funzionava un po’ a singhiozzo, vi era anche una signora di mezza età seduta di fronte a noi e gli altri due posti liberi. Partimmo già in ritardo dalla stazione ed ero un po’ preoccupata per la coincidenza che avremmo dovuto prendere con l’autobus per giungere al paesino . . . non sapevo dopo se ve ne fossero stati altri in caso l’avessimo perduto. Vabbé, il viaggio per la prima mezzora andò tranquillamente, si chiacchierava un po’ di tutto coi ragazzini, uno dei quali, il figlio della signora Luciana, in precedenza, aveva già più volte provato a farmi delle buffe “avance” alle quali non avevo minimamente risposto . . . troppo piccoli per me, mi sentivo già adulta seppur nemmeno diciottenne . . . Ad un certo punto la signora di fronte a noi si preparò per scendere ad una fermata intermedia, la salutammo e restammo soli noi tre per il resto del viaggio, arrivò subito dopo anche il controllore, anzi . . . la controllora che suscitò enfasi nei due ragazzini i quali, una volta punnzonati i nostri biglietti e richiusa la porta, commentarono . . . “che figa . . . che tette . . . che faccia da porcella . . . “ Ma . . . ragazzi, la smettiamo? . . . Uffa, Antonella, sei peggio di mia madre . . . cosa avrò mai detto di male . . . Non essere volgare Matteo, puoi dire le stesse cose in
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    altro modo no? . . . Lui sogghignò col suo cuginetto che non diceva niente, così il discorso continuò sulla stessa falsa riga, Matteo il più furbetto dei due, mi disse . . . Antonella dai, posso farti una domanda? . . . Sì . . . ma a patto che non sia scandalosa . . . ribattei io. . . . “ . . . ma tu fai già l’amore col tuo fidanzato? . . . Matteo, ma che cazzo mi chiedi . . . e poi non sono fidanzata . . . smettila! . . . Ma lui insisteva ancora . . . “perché mi tratti male, cosa ho detto? . . . tu sei più grande di me e io sono curioso . . . sicuramente tu ne sai più di me . . . perché non ci dai dei consigli come una sorella maggiore . . . Io vacillavo . . . ma mi sembrava assurdo . . . “Matteo, . . . tu mi metti in imbarazzo lo sai? . . . c’è anche tuo cugino, cosa vuoi che dica . . . e poi non sono mica così navigata come pensi sai . . . ma lui insisteva cocciuto . . . dai, allora dicci se hai mai guardato dei giornalini porno . . . ma Matteo, ora basta, sei fissato . . . lui sogghignò maldestro e dalla tasca del giubbotto tirò fuori proprio un giornalino a fumetti erotico, credo che fosse Zora o Sukia, uno di quelli che andavano per la maggiore all’epoca. . . Matteo . . . ma cosa leggi . . . fa vedere . . . lui mi sbattè il giornalino sotto il naso proprio in una facciata nella quale vi era un volto femminile impegnato in un succulento pompino . . . complimenti al disegnatore perché era proprio ben disegnata quell’immagine, sembrava realtà. Io reagii quasi disgustata ma quell’immagine così porca mi turbò . . . in verità non avevo mai visto fumetti erotici, semmai qualche rivista porno vera a casa di qualche amichetto ma . . . quei disegni così ben fatti . . . erano eccitanti anche per me . . . Matteo, ora piantala altrimenti lo dirò a tua madre che roba leggi . . . mi sono spiegata vero? . . . Il cuginetto era più sornione, parlava poco, ma trapelava una certa intesa fra i due, si scambiavano occhiatine d’intesa . . . così arrivammo a destinazione, in orario fortunatamente e prendemmo il nostro autobus come da itinerario. In un’oretta arrivammo a casa e i parenti di Matteo ci accolsero festosi e con una ricca cena. Passata la serata piena dei soliti convenevoli, finalmente si andò a dormire, loro in una cameretta con letto a castello e io da sola in un’altra adiacente. Appena sotto le coperte mi ritornò in mente l’immagine di quel fumetto con quel bellissimo viso di donna che teneva in bocca un cazzo grossissimo . . . spensi la luce e, nel buio e nel silenzio totale, portai il mio dito medio destro dentro le mutandine . . . divaricai le gambe e . . . iniziai ad accarezzarmi piano . . . la mia mente fantasticava su quell’immagine altamente erotica . . . chissà cosa avrei dato per avere anch’io un bel cazzo in bocca in quella notte piena di eccitazione . . . ricordo che avevo tutta la passerina bagnata, portai medio ed anulare a contatto con la clitoride ed iniziai a sfiorarla con delicatezza, la mia mente era dentro ad un film, immaginavo un uomo di possente corporatura con un viso quasi angelico che mi penetrava stando sopra di me, io gli divaricavo le cosce e lui mi prendeva con forza . . . così le mie dita diventarono sempre più frenetiche sotto quelle mutandine che non tolsi mai, poi ritornava in mente quell’immagine del fumetto . . . ma quel viso femminile non era più lo stesso . . . era il mio, sì, oramai mi ero sovrapposta a quell’immagine erotica ed immaginavo di essere io la protagonista di quel lussurioso pompino dedicato all’uomo che nella mia mente mi stava possedendo . . . allargai ancor più le cosce e mi infilai le dita anche nella vulva, ero pazza di voglia e nel giro di un altro po’ raggiunsi un bellissimo e lunghissimo orgasmo. Avevo le mutandine tutte bagnate e così decisi di toglierle e lasciarle sul comodino, tuttavia, un po’ per curiosità e un po’ forse per eccitazione, tornai ad umettarmi le dita del mio liquido orgasmico e le portai alle labbra per conoscere quale sapore avesse . . . era dolce, molto dolce, mi piacque, pensai che un uomo avrebbe potuto leccarmi tutta fra le gambe non solo per darmi piacere ma anche per assaporare quel sapore zuccherino emesso dal mio corpo in preda al godimento . . . idee bizzarre per una adolescente, idee davvero peccaminose per un “benpensante” . . . Fu così che, in mezzo a pensieri erotici, fui sopraffatta dalla stanchezza e tutta rannicchiata mi addormentai. Il mattino seguente giunse velocemente, così velocemente che dovetti ribaltare i miei programmi perché non sentii la sveglia e persi il pullman delle 8 che mi avrebbe dovuto riportare alla stazione ferroviaria per rientrare a casa, il prossimo sarebbe stato nel primo pomeriggio . . . ero davvero incazzata per quel contrattempo dovuto alla mia dabbenaggine . . . i due ragazzini però non se l’aspettavano di trovarmi ancora li al loro risveglio e così, di buon mattino, me li trovai in camera . . . permesso . . . ciao Anto . . . ma sei ancora qui? . . . allora hai perso il pullman . . . Io mi trovavo ancora sotto le lenzuola, ero sveglia da circa mezzora ma affranta dal contrattempo e non sapendo cosa fare in quella casa ero rimasta a poltrire al calduccio . . . ragazzi, lasciatemi in pace perché sono nera . . . ora mi tocca star qui fino alle due del pomeriggio, cazzo . . . che palle . . . Ma quel furbetto di Matteo con la scusa di avvicinarsi al letto dove mi trovavo mentre si dicevano queste poche battute, con un gesto rapidissimo si impossessò delle mie mutandine da me poggiate la sera prima sul comodino . . . uuh ma questi sono i tuoi slippini . . . rosa . . . sexy . . . Io rimasi come una deficiente a guardarlo e . . . Matteoooo no, ridammeli subito, non farmi incazzareee. . . daammeli! . . . Lui invece li lanciò al suo cuginetto che addirittura li annusò . . . No ragazzi . . . ma siete impazziti . . . datemi le mutandine vi prego . . . Ero quasi in preda ad una crisi isterica, davvero un risveglio di merda . . . Loro ridevano e si passavano le mie mutandine . . . Guardate che mi metto ad urlare, faccio arrivare tua zia Matteo . . . Lui con l’occhietto malizioso rispose . . . no, in casa non c’è nessuno . . . sono andati a far spesa . . . Va bene Matteo, allora preparati perché stavolta lo dirò a tua madre quello che stai facendo così poi vedremo come ti sistemerà . . . dai vi prego ridatemi le mutandine, per favore! I due bastardelli non persero tempo . . . va bene, ma tu cosa offri in cambio? . . . Niente Matteo, dammi gli slip dai . . . Lui si avvicinò e aggirando il discorso disse . . . se le mutandine sono qui . . . significa che tu ora non le porti . . . vero? . . . Ti sbagli Matteo, comunque ho il pigiama sotto . . . ma non era affatto vero . . . speravo solo di convincerli . . . avevo solo la maglia del pigiama . . . Così, il cuginetto finora intrepido si sbilanciò . . . Dai Anto . . . faccela vedere e noi ti ridiamo le mutandine . . . Voi siete pazzi, niente da fare . . . guardate che poi ve la farò pagare cara, state attenti ragazzi . . . ma questi due pur simpatici allupati, non mollavano e fu così che Matteo con un sogghigno maldestro mi si avvicinò e, prima ancora che capissi le sue intenzioni, rovesciò le coperte lasciandomi nuda con tutta la mia passerina all’aria fresca. Io mi coprii disperatamente la micina con entrambe le mani, loro strabuzzarono gli occhi, puntati fra le mie gambe, mi alzai di scatto dal letto incurante dell’imbarazzo che stavo provando e li aggredii, rifilai uno schiaffo a Matteo e per poco il suo cuginetto non si beccava un calcione . . . scapparono lasciando in terra le mie mutandine . . . finalmente! Ma non finì li . . . dapprima ero arrabbiatissima con questi due stronzetti ma dopo pochi minuti mi misi a ridere da sola come una scema ripensando all’accaduto . . . ridevo pensando a quali assurdità i maschietti erano capaci di arrivare per vedere una passera nuda . . . non ci potevo credere . . . Dopo poco si ripresentarono sommessi . . . Anto . . . ci perdoni? . . . sei ancora incazzata con noi? . . . perdonaci per favore . . . non lo dirai vero? . . . Ora avevo io il coltello dalla parte del manico e allora mi divertii un po’ . . . Matteo no, mi dispiace, stavolta ti farò punire . . . avete esagerato . . . Arrivarono ai miei piedi strisciando sulle ginocchia . . . mi supplicavano . . . poi pensai che si erano già umiliati abbastanza da soli e li perdonai. Ma il bello doveva ancora arrivare, infatti erano solo le 9:30 del mattino e in casa eravamo solo noi tre . . . loro ripresero a divertirsi e a prendermi in giro ma anche a lanciarmi battutine sulle mie intimità viste poco prima . . . però sei bella Anto . . . davvero . . . sei super . . . Basta ragazzi, dai . . . ma siete così infoiati? . . . Iniziammo a parlare più seriamente e allora dopo un po’, per cambiare tema fui io a proporre un gioco sperando di distrarli . . . ok ragazzi, che ne dite di inventarci qualcosa da fare? . . . non so, ad esempio il gioco degli indovinelli . . . uno si benda gli occhi e deve indovinare cosa stanno facendo gli altri . . . lo facevamo sempre con le mie amichette delle medie . . . Ok, risposero, noi non lo abbiamo mai fatto . . . proviamo . . . Chi si benda per primo? . . . chiesi io. . . Tu, mi risposero in coro . . . Ok, mi bendai con una bandana nera gli occhi, quindi . . . ok ragazzi, se indovino cosa state facendo in tre tentativi mi dovrete pagare un gelato a testa, al secondo tentativo mi dovrete pagare due gelati a testa e, se azzecco al primo tentativo dovrete espiare la penitenza per quel che avete fatto poc’anzi denudandovi completamente davanti a me e mettendovi in ginocchio dicendo singolarmente “scusami Antonella sono stato uno stronzo” . . . ci state?. . . Sì, ci stiamo, risposero . . . però, se non dovessi azzeccarci mai . . . Bé . . . se non ci azzecco vorrà dire che ho perso io quindi sarete voi a scegliere la penitenza, anzi, adesso va scelta, prima di iniziare il gioco. I due porcelli non persero tempo e dissero . . . Antonella, se perdi la tua penitenza sarà di toccare il pisello ad entrambi . . . ci stai? Siete i soliti cretini . . . ma dentro di me pensai . . . fanno i gradassi come tutti ma alla fine si vergognerebbero di loro stessi per fare una cosa del genere e poi . . . in tre tentativi dovrei riuscire a capire . . . Ok porcellini, accetto la sfida . . . tanto la perdete voi . . . Il gioco iniziò dopo che loro scelsero cosa fare, li sentii bisbigliare per accordarsi, io cercavo di intuire dai rumori quanto stesse accadendo in quella stanza ma . . . non trovavo molti riferimenti uditivi purtroppo . . . così quando mi dissero . . . ok, noi siamo pronti . . . allora cosa stiamo facendo? . . . Mmmh, che guaio, erano stati silenziosissimi . . . andavo proprio alla cieca . . . ne sparai una ma era sbagliata . . . ma anche la seconda volta sbagliai di nuovo . . . ora mi sentivo in pericolo . . . cazzo . . . se sbaglio non me la cavo più con questi due . . . mi violentano . . . come farei a evitare la penitenza . . . forse ho rischiato troppo . . . dovevo rifiutare . . . presa da mille pensieri sulle conseguenze di quel terzo probabile errore mi irrigidii . . . provai a capire cosa cavolo stessero facendo quei due . . . forse niente . . . sì, niente, non fanno niente, mi vogliono fregare . . . adesso li frego io . . . Ok, ragazzi, ho capito, non state facendo assolutamente nulla vero? . . . Ho vinto . . . mi tolsi la bandana e . . . hhhuh . . . ma che cazzo fate?????? . . . Ci. tocchiamo il pisello . . e adesso dovrai farlo tu perché hai perso . . . hai perso!!!!!!!! . . . Restai basita, questi due bamboccetti erano seduti li davanti a me sul divanetto e se lo erano tirato fuori dai pantaloni e mentre mi guardavano bendata si masturbavano senza colpo ferire . . . non ci potevo credere! Mi sentii morire . . . e ora? . . . Mmh . . . ragazzi, non penserete mica che davvero io . . . Sì, hai perso, devi mantenere la promessa data . . . Ero imbarazzata e provavo anche vergogna davanti a due cazzi tirati fuori così davanti a me . . . ma oramai la cazzata l’avevo combinata e non c’erano vie di uscita . . . Ok ragazzi, saldo il debito ma a due condizioni: la prima è che tutto ciò che succederà qui dentro resterà a vita un segreto tra di noi. La seconda, accetto di toccarvi a patto che voi siate bendati perché mi vergogno. Loro accettarono le mie condizioni pur di farsi smanettare da me e così fui io stessa a bendarli per esser sicura che davvero non vedessero nulla. . . poi mi sedetti sul divano in mezzo a loro e, seppur titubante e anche un po’ incazzata, allungai le mie mani ed afferrai i loro cazzi già eretti. . . iniziai così a far loro una doppia sega manuale in contemporanea, a dire il vero mi trovavo meglio con la mano destra per cui credo che il cuginetto di Matteo la ricevette migliore . . . ma ricordo che sentivo fra le mani un grande calore sprigionato da quei due membri giovanissimi e bollenti . . . io li potevo guardare bene senza essere a mia volta da loro vista per via della bendatura cui li avevo costretti pertanto, dopo poco iniziai a divertirmi anch’io con loro, mi guardavo i loro cazzi che lentamente scappellavo . . . loro godevano, mugolavano, erano d’un tratto diventati due angioletti intenti a gustarsi il loro godimento, la loro vittoria su di me per certi aspetti . . . io dal canto mio mi sentivo un po’ imbarazzata ma oramai il ghiaccio era rotto, il silenzio dominava quella stanza, si sentiva solo il fruscìo delle mie mani che mandavano su e giù quei due cazzi pieni di voglie . . . i loro mugolii si facevano più costanti, io mi sentivo la classica nave-scuola . . . dentro di me pensai che se avessi avuto fra le mani un cazzo maggiorenne. . . non mi sarei certo limitata a fargli una sega . . . ma lì la situazione era critica . . . erano minori e sebbene anch’io lo fossi . . . avevo in dote la responsabilità loro. Quanti pensieri attraversavano la mia mente durante quella doppia sega. . . se le madri lo avessero saputo . . . se fosse entrato qualcuno in camera senza che ce ne accorgessimo . . . così, pur non essendo a quell’età una provetta segaiola, decisi di portare a termine quella maledetta penitenza a cui non potevo più sottrarmi . . . “ragazzi . . . dai, basta così ok? . . . No . . . facci venire . . . per favore, per favore, non smettere ora . . . per favore . . . “ allora mi zittii ed iniziai ad aumentare l’andatura delle mani, il cuginetto che impugnavo con la mano migliore, la destra, venne di li a poco sgorgando tre fiotti molto copiosi di sperma che finirono un po’ sulla mia mano e un po’ sui suoi jeans mentre Matteo, forse per la minor praticità della mano sinistra, tardò ancora qualche minuto ma anche lui eruttò molto copioso sulle mie dita e in parte alcuni schizzi arrivarono sulla mia coscia. “Ragazzi, ora filate in bagno a lavarvi ed a ricomporvi immediatamente, il gioco è finito!” Fui dura e categorica in quel frangente, ero molto turbata per le eventuali conseguenze di quella mattinata, questi due mocciosetti, come tutti i ragazzini, chissà cosa avrebbero potuto raccontare in giro . . . i rischi erano tanti per me . . . mi davo della deficiente da sola! Invece capitò una situazione quasi peggiore . . . infatti dopo esser tornata a casa quella sera pensai solo a dimenticare quanto fosse accaduto quel mattino ma come spesso capita quando i ragazzini sono stronzi, quei 2 marmocchi adesso avevano il coltello davvero dalla parte del manico e, manco a dirlo, non esitarono a puntarmelo contro a meno che . . . . Ma questo lo scoprirete nel seguito del racconto. Ciao!
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    Ciao a tutti e tutte!
    Mi chiamo andrea ho 17 anni ( quasi 18! ) sono di caserta
    e boh sono capitato in questo forum per sbaglio, mi è piaciuto e ho deciso di registrarmi :muahah:

    Amo gli anime e i manga! l'ultimo anime che ho visto è stato Highschool of the Dead
    e sto leggendo diversi manga appunto Highschool of the Dead, Soul Heater, Fairy Tail e Naruto!

    Non ho altro da dire per ora xD ci si vede! o.o/
7 replies since 28/11/2010
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