Adolescenti in tempesta ormonale(1° parte)

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    ღ Chupa Fan
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    Adolescenti in tempesta ormonale(1° parte)



    Come avveniva spesso, essendo la più grandicella talvolta dovevo accompagnare alcuni ragazzini. Infatti, mi mancavano solo un paio di mesi al raggiungimento della maggiore età e le mamme dei miei amichetti più giovani spesso mi chiedevano di accompagnare i loro figli nei posti più disparati . . . dai nonni . . . dagli zii o più semplicemente a far loro da balia per delle compere. Questo mi fruttava qualche soldino per
    togliermi qualche sfizio e così una volta capitò che la signora Luciana mi chiese la cortesia di andare con il figlio 15enne ed il suo cuginetto 14enne in un paesino di montagna, nella casa dei nonni paterni, raggiungibile attraverso un primo tragitto in treno e, successivamente, in autobus. Non male, quel viaggetto mi avrebbe fruttato una buona paghetta . . . avevo già adocchiato un paio di orecchini niente male . . . forse avrei potuto permettermeli . . . così accettai. Il viaggio in treno durava circa un paio d’ore e poi un’altra oretta di bus . . . salimmo sul treno Intercity e andammo a sederci ai nostri posti dentro lo scompartimento, faceva un freddo tosto, il riscaldamento funzionava un po’ a singhiozzo, vi era anche una signora di mezza età seduta di fronte a noi e gli altri due posti liberi. Partimmo già in ritardo dalla stazione ed ero un po’ preoccupata per la coincidenza che avremmo dovuto prendere con l’autobus per giungere al paesino . . . non sapevo dopo se ve ne fossero stati altri in caso l’avessimo perduto. Vabbé, il viaggio per la prima mezzora andò tranquillamente, si chiacchierava un po’ di tutto coi ragazzini, uno dei quali, il figlio della signora Luciana, in precedenza, aveva già più volte provato a farmi delle buffe “avance” alle quali non avevo minimamente risposto . . . troppo piccoli per me, mi sentivo già adulta seppur nemmeno diciottenne . . . Ad un certo punto la signora di fronte a noi si preparò per scendere ad una fermata intermedia, la salutammo e restammo soli noi tre per il resto del viaggio, arrivò subito dopo anche il controllore, anzi . . . la controllora che suscitò enfasi nei due ragazzini i quali, una volta punnzonati i nostri biglietti e richiusa la porta, commentarono . . . “che figa . . . che tette . . . che faccia da porcella . . . “ Ma . . . ragazzi, la smettiamo? . . . Uffa, Antonella, sei peggio di mia madre . . . cosa avrò mai detto di male . . . Non essere volgare Matteo, puoi dire le stesse cose in
    Adv
    altro modo no? . . . Lui sogghignò col suo cuginetto che non diceva niente, così il discorso continuò sulla stessa falsa riga, Matteo il più furbetto dei due, mi disse . . . Antonella dai, posso farti una domanda? . . . Sì . . . ma a patto che non sia scandalosa . . . ribattei io. . . . “ . . . ma tu fai già l’amore col tuo fidanzato? . . . Matteo, ma che cazzo mi chiedi . . . e poi non sono fidanzata . . . smettila! . . . Ma lui insisteva ancora . . . “perché mi tratti male, cosa ho detto? . . . tu sei più grande di me e io sono curioso . . . sicuramente tu ne sai più di me . . . perché non ci dai dei consigli come una sorella maggiore . . . Io vacillavo . . . ma mi sembrava assurdo . . . “Matteo, . . . tu mi metti in imbarazzo lo sai? . . . c’è anche tuo cugino, cosa vuoi che dica . . . e poi non sono mica così navigata come pensi sai . . . ma lui insisteva cocciuto . . . dai, allora dicci se hai mai guardato dei giornalini porno . . . ma Matteo, ora basta, sei fissato . . . lui sogghignò maldestro e dalla tasca del giubbotto tirò fuori proprio un giornalino a fumetti erotico, credo che fosse Zora o Sukia, uno di quelli che andavano per la maggiore all’epoca. . . Matteo . . . ma cosa leggi . . . fa vedere . . . lui mi sbattè il giornalino sotto il naso proprio in una facciata nella quale vi era un volto femminile impegnato in un succulento pompino . . . complimenti al disegnatore perché era proprio ben disegnata quell’immagine, sembrava realtà. Io reagii quasi disgustata ma quell’immagine così porca mi turbò . . . in verità non avevo mai visto fumetti erotici, semmai qualche rivista porno vera a casa di qualche amichetto ma . . . quei disegni così ben fatti . . . erano eccitanti anche per me . . . Matteo, ora piantala altrimenti lo dirò a tua madre che roba leggi . . . mi sono spiegata vero? . . . Il cuginetto era più sornione, parlava poco, ma trapelava una certa intesa fra i due, si scambiavano occhiatine d’intesa . . . così arrivammo a destinazione, in orario fortunatamente e prendemmo il nostro autobus come da itinerario. In un’oretta arrivammo a casa e i parenti di Matteo ci accolsero festosi e con una ricca cena. Passata la serata piena dei soliti convenevoli, finalmente si andò a dormire, loro in una cameretta con letto a castello e io da sola in un’altra adiacente. Appena sotto le coperte mi ritornò in mente l’immagine di quel fumetto con quel bellissimo viso di donna che teneva in bocca un cazzo grossissimo . . . spensi la luce e, nel buio e nel silenzio totale, portai il mio dito medio destro dentro le mutandine . . . divaricai le gambe e . . . iniziai ad accarezzarmi piano . . . la mia mente fantasticava su quell’immagine altamente erotica . . . chissà cosa avrei dato per avere anch’io un bel cazzo in bocca in quella notte piena di eccitazione . . . ricordo che avevo tutta la passerina bagnata, portai medio ed anulare a contatto con la clitoride ed iniziai a sfiorarla con delicatezza, la mia mente era dentro ad un film, immaginavo un uomo di possente corporatura con un viso quasi angelico che mi penetrava stando sopra di me, io gli divaricavo le cosce e lui mi prendeva con forza . . . così le mie dita diventarono sempre più frenetiche sotto quelle mutandine che non tolsi mai, poi ritornava in mente quell’immagine del fumetto . . . ma quel viso femminile non era più lo stesso . . . era il mio, sì, oramai mi ero sovrapposta a quell’immagine erotica ed immaginavo di essere io la protagonista di quel lussurioso pompino dedicato all’uomo che nella mia mente mi stava possedendo . . . allargai ancor più le cosce e mi infilai le dita anche nella vulva, ero pazza di voglia e nel giro di un altro po’ raggiunsi un bellissimo e lunghissimo orgasmo. Avevo le mutandine tutte bagnate e così decisi di toglierle e lasciarle sul comodino, tuttavia, un po’ per curiosità e un po’ forse per eccitazione, tornai ad umettarmi le dita del mio liquido orgasmico e le portai alle labbra per conoscere quale sapore avesse . . . era dolce, molto dolce, mi piacque, pensai che un uomo avrebbe potuto leccarmi tutta fra le gambe non solo per darmi piacere ma anche per assaporare quel sapore zuccherino emesso dal mio corpo in preda al godimento . . . idee bizzarre per una adolescente, idee davvero peccaminose per un “benpensante” . . . Fu così che, in mezzo a pensieri erotici, fui sopraffatta dalla stanchezza e tutta rannicchiata mi addormentai. Il mattino seguente giunse velocemente, così velocemente che dovetti ribaltare i miei programmi perché non sentii la sveglia e persi il pullman delle 8 che mi avrebbe dovuto riportare alla stazione ferroviaria per rientrare a casa, il prossimo sarebbe stato nel primo pomeriggio . . . ero davvero incazzata per quel contrattempo dovuto alla mia dabbenaggine . . . i due ragazzini però non se l’aspettavano di trovarmi ancora li al loro risveglio e così, di buon mattino, me li trovai in camera . . . permesso . . . ciao Anto . . . ma sei ancora qui? . . . allora hai perso il pullman . . . Io mi trovavo ancora sotto le lenzuola, ero sveglia da circa mezzora ma affranta dal contrattempo e non sapendo cosa fare in quella casa ero rimasta a poltrire al calduccio . . . ragazzi, lasciatemi in pace perché sono nera . . . ora mi tocca star qui fino alle due del pomeriggio, cazzo . . . che palle . . . Ma quel furbetto di Matteo con la scusa di avvicinarsi al letto dove mi trovavo mentre si dicevano queste poche battute, con un gesto rapidissimo si impossessò delle mie mutandine da me poggiate la sera prima sul comodino . . . uuh ma questi sono i tuoi slippini . . . rosa . . . sexy . . . Io rimasi come una deficiente a guardarlo e . . . Matteoooo no, ridammeli subito, non farmi incazzareee. . . daammeli! . . . Lui invece li lanciò al suo cuginetto che addirittura li annusò . . . No ragazzi . . . ma siete impazziti . . . datemi le mutandine vi prego . . . Ero quasi in preda ad una crisi isterica, davvero un risveglio di merda . . . Loro ridevano e si passavano le mie mutandine . . . Guardate che mi metto ad urlare, faccio arrivare tua zia Matteo . . . Lui con l’occhietto malizioso rispose . . . no, in casa non c’è nessuno . . . sono andati a far spesa . . . Va bene Matteo, allora preparati perché stavolta lo dirò a tua madre quello che stai facendo così poi vedremo come ti sistemerà . . . dai vi prego ridatemi le mutandine, per favore! I due bastardelli non persero tempo . . . va bene, ma tu cosa offri in cambio? . . . Niente Matteo, dammi gli slip dai . . . Lui si avvicinò e aggirando il discorso disse . . . se le mutandine sono qui . . . significa che tu ora non le porti . . . vero? . . . Ti sbagli Matteo, comunque ho il pigiama sotto . . . ma non era affatto vero . . . speravo solo di convincerli . . . avevo solo la maglia del pigiama . . . Così, il cuginetto finora intrepido si sbilanciò . . . Dai Anto . . . faccela vedere e noi ti ridiamo le mutandine . . . Voi siete pazzi, niente da fare . . . guardate che poi ve la farò pagare cara, state attenti ragazzi . . . ma questi due pur simpatici allupati, non mollavano e fu così che Matteo con un sogghigno maldestro mi si avvicinò e, prima ancora che capissi le sue intenzioni, rovesciò le coperte lasciandomi nuda con tutta la mia passerina all’aria fresca. Io mi coprii disperatamente la micina con entrambe le mani, loro strabuzzarono gli occhi, puntati fra le mie gambe, mi alzai di scatto dal letto incurante dell’imbarazzo che stavo provando e li aggredii, rifilai uno schiaffo a Matteo e per poco il suo cuginetto non si beccava un calcione . . . scapparono lasciando in terra le mie mutandine . . . finalmente! Ma non finì li . . . dapprima ero arrabbiatissima con questi due stronzetti ma dopo pochi minuti mi misi a ridere da sola come una scema ripensando all’accaduto . . . ridevo pensando a quali assurdità i maschietti erano capaci di arrivare per vedere una passera nuda . . . non ci potevo credere . . . Dopo poco si ripresentarono sommessi . . . Anto . . . ci perdoni? . . . sei ancora incazzata con noi? . . . perdonaci per favore . . . non lo dirai vero? . . . Ora avevo io il coltello dalla parte del manico e allora mi divertii un po’ . . . Matteo no, mi dispiace, stavolta ti farò punire . . . avete esagerato . . . Arrivarono ai miei piedi strisciando sulle ginocchia . . . mi supplicavano . . . poi pensai che si erano già umiliati abbastanza da soli e li perdonai. Ma il bello doveva ancora arrivare, infatti erano solo le 9:30 del mattino e in casa eravamo solo noi tre . . . loro ripresero a divertirsi e a prendermi in giro ma anche a lanciarmi battutine sulle mie intimità viste poco prima . . . però sei bella Anto . . . davvero . . . sei super . . . Basta ragazzi, dai . . . ma siete così infoiati? . . . Iniziammo a parlare più seriamente e allora dopo un po’, per cambiare tema fui io a proporre un gioco sperando di distrarli . . . ok ragazzi, che ne dite di inventarci qualcosa da fare? . . . non so, ad esempio il gioco degli indovinelli . . . uno si benda gli occhi e deve indovinare cosa stanno facendo gli altri . . . lo facevamo sempre con le mie amichette delle medie . . . Ok, risposero, noi non lo abbiamo mai fatto . . . proviamo . . . Chi si benda per primo? . . . chiesi io. . . Tu, mi risposero in coro . . . Ok, mi bendai con una bandana nera gli occhi, quindi . . . ok ragazzi, se indovino cosa state facendo in tre tentativi mi dovrete pagare un gelato a testa, al secondo tentativo mi dovrete pagare due gelati a testa e, se azzecco al primo tentativo dovrete espiare la penitenza per quel che avete fatto poc’anzi denudandovi completamente davanti a me e mettendovi in ginocchio dicendo singolarmente “scusami Antonella sono stato uno stronzo” . . . ci state?. . . Sì, ci stiamo, risposero . . . però, se non dovessi azzeccarci mai . . . Bé . . . se non ci azzecco vorrà dire che ho perso io quindi sarete voi a scegliere la penitenza, anzi, adesso va scelta, prima di iniziare il gioco. I due porcelli non persero tempo e dissero . . . Antonella, se perdi la tua penitenza sarà di toccare il pisello ad entrambi . . . ci stai? Siete i soliti cretini . . . ma dentro di me pensai . . . fanno i gradassi come tutti ma alla fine si vergognerebbero di loro stessi per fare una cosa del genere e poi . . . in tre tentativi dovrei riuscire a capire . . . Ok porcellini, accetto la sfida . . . tanto la perdete voi . . . Il gioco iniziò dopo che loro scelsero cosa fare, li sentii bisbigliare per accordarsi, io cercavo di intuire dai rumori quanto stesse accadendo in quella stanza ma . . . non trovavo molti riferimenti uditivi purtroppo . . . così quando mi dissero . . . ok, noi siamo pronti . . . allora cosa stiamo facendo? . . . Mmmh, che guaio, erano stati silenziosissimi . . . andavo proprio alla cieca . . . ne sparai una ma era sbagliata . . . ma anche la seconda volta sbagliai di nuovo . . . ora mi sentivo in pericolo . . . cazzo . . . se sbaglio non me la cavo più con questi due . . . mi violentano . . . come farei a evitare la penitenza . . . forse ho rischiato troppo . . . dovevo rifiutare . . . presa da mille pensieri sulle conseguenze di quel terzo probabile errore mi irrigidii . . . provai a capire cosa cavolo stessero facendo quei due . . . forse niente . . . sì, niente, non fanno niente, mi vogliono fregare . . . adesso li frego io . . . Ok, ragazzi, ho capito, non state facendo assolutamente nulla vero? . . . Ho vinto . . . mi tolsi la bandana e . . . hhhuh . . . ma che cazzo fate?????? . . . Ci. tocchiamo il pisello . . e adesso dovrai farlo tu perché hai perso . . . hai perso!!!!!!!! . . . Restai basita, questi due bamboccetti erano seduti li davanti a me sul divanetto e se lo erano tirato fuori dai pantaloni e mentre mi guardavano bendata si masturbavano senza colpo ferire . . . non ci potevo credere! Mi sentii morire . . . e ora? . . . Mmh . . . ragazzi, non penserete mica che davvero io . . . Sì, hai perso, devi mantenere la promessa data . . . Ero imbarazzata e provavo anche vergogna davanti a due cazzi tirati fuori così davanti a me . . . ma oramai la cazzata l’avevo combinata e non c’erano vie di uscita . . . Ok ragazzi, saldo il debito ma a due condizioni: la prima è che tutto ciò che succederà qui dentro resterà a vita un segreto tra di noi. La seconda, accetto di toccarvi a patto che voi siate bendati perché mi vergogno. Loro accettarono le mie condizioni pur di farsi smanettare da me e così fui io stessa a bendarli per esser sicura che davvero non vedessero nulla. . . poi mi sedetti sul divano in mezzo a loro e, seppur titubante e anche un po’ incazzata, allungai le mie mani ed afferrai i loro cazzi già eretti. . . iniziai così a far loro una doppia sega manuale in contemporanea, a dire il vero mi trovavo meglio con la mano destra per cui credo che il cuginetto di Matteo la ricevette migliore . . . ma ricordo che sentivo fra le mani un grande calore sprigionato da quei due membri giovanissimi e bollenti . . . io li potevo guardare bene senza essere a mia volta da loro vista per via della bendatura cui li avevo costretti pertanto, dopo poco iniziai a divertirmi anch’io con loro, mi guardavo i loro cazzi che lentamente scappellavo . . . loro godevano, mugolavano, erano d’un tratto diventati due angioletti intenti a gustarsi il loro godimento, la loro vittoria su di me per certi aspetti . . . io dal canto mio mi sentivo un po’ imbarazzata ma oramai il ghiaccio era rotto, il silenzio dominava quella stanza, si sentiva solo il fruscìo delle mie mani che mandavano su e giù quei due cazzi pieni di voglie . . . i loro mugolii si facevano più costanti, io mi sentivo la classica nave-scuola . . . dentro di me pensai che se avessi avuto fra le mani un cazzo maggiorenne. . . non mi sarei certo limitata a fargli una sega . . . ma lì la situazione era critica . . . erano minori e sebbene anch’io lo fossi . . . avevo in dote la responsabilità loro. Quanti pensieri attraversavano la mia mente durante quella doppia sega. . . se le madri lo avessero saputo . . . se fosse entrato qualcuno in camera senza che ce ne accorgessimo . . . così, pur non essendo a quell’età una provetta segaiola, decisi di portare a termine quella maledetta penitenza a cui non potevo più sottrarmi . . . “ragazzi . . . dai, basta così ok? . . . No . . . facci venire . . . per favore, per favore, non smettere ora . . . per favore . . . “ allora mi zittii ed iniziai ad aumentare l’andatura delle mani, il cuginetto che impugnavo con la mano migliore, la destra, venne di li a poco sgorgando tre fiotti molto copiosi di sperma che finirono un po’ sulla mia mano e un po’ sui suoi jeans mentre Matteo, forse per la minor praticità della mano sinistra, tardò ancora qualche minuto ma anche lui eruttò molto copioso sulle mie dita e in parte alcuni schizzi arrivarono sulla mia coscia. “Ragazzi, ora filate in bagno a lavarvi ed a ricomporvi immediatamente, il gioco è finito!” Fui dura e categorica in quel frangente, ero molto turbata per le eventuali conseguenze di quella mattinata, questi due mocciosetti, come tutti i ragazzini, chissà cosa avrebbero potuto raccontare in giro . . . i rischi erano tanti per me . . . mi davo della deficiente da sola! Invece capitò una situazione quasi peggiore . . . infatti dopo esser tornata a casa quella sera pensai solo a dimenticare quanto fosse accaduto quel mattino ma come spesso capita quando i ragazzini sono stronzi, quei 2 marmocchi adesso avevano il coltello davvero dalla parte del manico e, manco a dirlo, non esitarono a puntarmelo contro a meno che . . . . Ma questo lo scoprirete nel seguito del racconto. Ciao!
     
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