Adolescenti in tempesta ormonale (parte 3°)

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    ღ Chupa Fan
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    Adolescenti in tempesta ormonale (parte 3°)



    Dopo il ritorno da quel viaggio in treno dove i pensieri l’avevano fatta da padroni, ora si trattava di capire cosa sarebbe potuto ancora accadere. Del resto, Matteo era uscito allo scoperto con il suo ricatto sessuale e mi aveva messa di fronte ad una realtà per me difficile da digerire ma allo stesso tempo capivo le esigenze di un ragazzino in preda agli istinti dell’età seppur fossi stata io la prima a sbagliare accondiscendendo. Ma la promessa oramai l’avevo fatta e sapevo che dovevo pagare questo prezzo a Matteo e quindi lui certamente mi avrebbe chiamata ancora per soddisfarlo in ciò che erano i nostri patti segreti ma . . . il vero dubbio che avevo era sulle pretese . . . temevo che la posta diventasse ogni giorno più alta con tutto ciò che ne conseguiva.
    Presto, molto presto mi resi conto che la realtà non era così lontana dagli incubi che avevo e puntualmente eccola materializzarsi . . . erano passati solo due giorni dal mio ritorno in treno e ricevetti la chiamata di Matteo che mi informava che sarebbe tornato tre giorni dopo e mi chiedeva di andarlo a prendere alla stazione ma . . . subito, con voce sogghignante, mi chiedeva di appartarci per continuare il discorso . . . .”Ok Matteo, ti vengo a prendere e prima di portarti a casa ti farò la solita sega . . . . ma che palle però!” Risposi un po’ seccata ma non vi erano vie d’uscita, così pensai di utilizzare la cantina di casa mia, al riparo da sguardi indiscreti, giù nel sottoscala. Così andai tre giorni dopo a prenderlo e gli dissi che il luogo più sicuro era quella cantina e lui mi seguì senza batter ciglio. Entrammo e fra bottiglie di vino dei miei e ripiani zeppi di qualunque cosa, c’era uno sgabello da camping e una vecchia cassapanca di legno un po’ polverosa dove potersi mettere. Tirai fuori un fazzoletto e la ripulii . . . . “ . . . ecco, io sono pronta per la sega Matteo, avanti tiralo fuori, non abbiamo molto tempo”, lui un po’ intimidito per la mia voce decisa stava li in piedi davanti a me che ero seduta sulla cassapanca, abbassò i pantaloni e gli slip e io non persi tempo a prenderglielo in mano nella speranza di non impiegarci troppo tempo, a star li avevo un po’ paura anche se i miei era quasi impossibile che potessero arrivare. Iniziai a menarglielo piano scappellandolo a dovere, con una mano gli tenevo le palle e con l’altra lo smanettavo, lui mostrava gradimento e
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    così io provai ad accelerare per farlo venire velocemente ma stavolta mi accorsi che resisteva bene . . . non capivo se fosse lui bravo a trattenersi oppure io a non “lavorare” bene . . . “ . . avanti Matteo, godi . . . è tardi . . . non possiamo stare qui a lungo!” Lui a volte mi guardava poi chiudeva gli occhi ma niente da fare, non veniva! Ero turbata dal non sapere più come fare, continuavo a smanettarlo di brutto ma senza risultato. “Che succede Matteo? Non ti piace? Non riesci proprio?” Il porcellino non perse tempo e sussurrò che in quel modo oggi non riusciva proprio . . . tra le righe compresi ciò che voleva dirmi . . . lo stronzetto voleva un pompino . . . “Che vuoi dire Matteo? A cosa stai pensando?” Lui sorrise e disse . . . “sono tre notti che mi tocco nel letto pensando alla tua bocca!” . . . “Ma Matteo . . . no, non ci penso nemmeno! Avanti, il patto era per le seghe e basta! Ricordi? Avanti allora, sbrigati a venire così” Ma ben presto mi resi conto che così non funzionava più e in quella maniera avrei rischiato di fare una fatica inutile anche tutte le volte future ancora da svolgere . . . Allora riflettei e mi dissi che in certe situazioni il pompino ti risolve il problema . . . così viene di sicuro! Eravamo già nella posizione giusta . . . io seduta e lui in piedi davanti a me mentre io lo smanettavo. Così, senza aprir bocca, mi avvicinai alla sua cappella e cominciai a leccarla come un cono gelato mentre non smettevo di segarlo con la mano, lui cambiò immediatamente espressione del viso, il piacere gli si leggeva negli occhi, io alzai il volto ed iniziai a fissarlo facendogli ben vedere la mia lingua che gli leccava la cappella, lui iniziò a gemere finalmente e così io capii che eravamo vicini alla meta, smisi di leccare e me lo infilai in bocca finche riuscivo ad arrivare, lo pompavo su e giù e come per magia dopo non più di sei pompate l’ho sentii gemere con un brivido lungo il corpo, mi staccai al volo e una frazione dopo lui fece partire uno schizzo violento che finì proprio sulla panca . . . ma era una fontana, non smetteva più! Continuai a smanettarlo fino all’espulsione dell’ultima goccia di sperma e poi ripulii tutto con i fazzolettini. Lui era senza parole ma visibilmente soddisfatto! Io invece pensai che per la prima volta avevo assaggiato il cazzo di un bambino e tutto sommato mi aveva lasciato un sapore dolce in bocca e non me ne pentii di averlo fatto!
    Le volte seguenti che ci ritrovammo avevo deciso di cambiare sistema: anziché subire quel ricattuccio infantile avrei potuto rendere più utilitaristico e divertente il ménage . . . del resto anch’io ero una ragazzina e avevo necessità di apprendere le pratiche sessuali e Matteo poteva proprio cadere a fagiolo adesso . . . oramai il ghiaccio era stato rotto . . . così quegli incontri non sarebbero più stati un momento di sofferenza per me ma al contrario potevano diventare proficui . . . avrei potuto affinare la mia tecnica per fare bene i pompini, le seghe con mani e piedi e chissà cos’altro . . . !
    Così quel giorno ci salutammo e lui, visibilmente felice per il pompino ricevuto, se ne andò ed io iniziai a realizzare le nuove idee, attesi qualche giorno che Matteo tornasse alla carica per continuare il suo perfido ricattuccio ignaro che le cose stessero cambiando . . . infatti la telefonata arrivò e, disponibile, gli dissi che ci si poteva incontrare il giorno seguente, la mia cantina poteva andare ancora bene visto il precedente e così tornammo li. Per l’occasione, sotto i normali abiti indossavo delle calze velate nere e degli slippini neri trasparenti molto succinti (all’epoca i perizomi erano una chimera), una volta entrati e richiusa la porta dall’interno, guardandolo a muso duro gli dissi:”Matteo da oggi le cose cambiano sai? . . . Da oggi io sarò la tua padrona e tu il mio umile schiavetto tuttofare!” Lui non capì le mie intenzioni, aveva lo sguardo un po’ inebetito . . “Ma tranquillo, ti farò la tua meritata sega e anche di più ma tu dovrai fare ciò che dico io. Sono stata chiara vero?” Mi rispose annuendo con la testa ma senza proferir parola, forse non se lo aspettava di vedermi così, in effetti ero diventata più aggressiva e determinata nel gestire quella non facile situazione, si fa di necessità virtù!
    Mi tolsi le scarpe poi la gonna e restai in camicetta slip e calze . . . “Ok, che ne dici? Ti piaccio così? Avanti Matteo, adesso togli subito pantaloni e slip, avanti!” Lui obbedì ma a differenza delle altre volte non aveva più il sogghigno sul viso, non capiva esattamente cosa avessi in testa, cosa mi fosse capitato. Ora era li nudo sullo sgabellino davanti a me . . . allungai il piede ed iniziai a carezzargli l’uccello con molta non chalance sorridendogli, poi una volta divenuto bello duro mi sfilai la calza e gliela misi sul naso . . . “Annusala Matteo, annusala, ti piace?. . . “ Non mostrava di gradire granché, ma l’età lo giustificava, allora io rincarai la dose . . . “Sai quanti uomini vorrebbero fare ciò che tu adesso stai facendo? Ok Matteo, adesso avvolgitelo tutto con la calza e fatti una sega davanti a me, avanti!” Lui iniziò a vacillare . . “Ma . . io, io mi vergogno . . no Anto, ti prego io non . . “ Gli risi in faccia, mi stavo prendendo la mia piccola rivincita su quello stronzetto . . . ma ora tornai seria . . “Matteo, obbedisci altrimenti metterò in giro la voce che sei un mezzo maschietto, è questo che vuoi?” Lui iniziò a capire che adesso il gioco si era ribaltato, il piccolo ricattatore aveva ora le armi spuntate ed ero io a gestire la situazione a modo mio. Allora, pur con l’attributo mezzo floscio, se lo avvolse con la mia calza ed iniziò ad accennare una sega tenendo lo sguardo basso sul suo cazzo . . . io mi avvicinai e gli scoprii la cappella anch’essa involtata nella calza . . . “No Matteo, la cappella deve stare fuori,avanti masturbati e guardami negli occhi mentre lo fai!” Era visibilmente teso, il ruolo di schiavetto sottomesso lo imbarazzava e gli faceva provare senso di vergogna, e pensare che ci sono uomini che pagano cifre a tre zeri per farsi sottomettere . . . ma lui era ancora un ragazzino . . . “Ok Matteo, rilassati, ora ci penso io . . . “ Glielo lasciai avvolto nella calza e glielo presi in mano, era oramai quasi del tutto ammosciato ma con un po’ di pazienza tornò ad intostarsi bene, la calza lo nascondeva del tutto, solo la cappella si apriva e chiudeva durante il su e giù, ora iniziava a gradire così gli tolsi la calza e glielo presi in bocca, lui sussurrò un gemito, io decisi di utilizzarlo per migliorarmi così iniziai a leccargli le palle mentre la mia mano continuava a lavorare piano, poi risalivo l’asta con la lingua e mi soffermavo a leccargli tutta la cappella come un cono gelato ascoltando le sue reazioni, quindi lo ingoiavo e lo succhiavo ben bene . . . “Allora ti piace?” Lui era ormai vicino al godimento ma io non ero ancora sazia di quel divertimento personale che mi ero ritagliata e animata da una punta di sadismo, proprio sul più bello mi staccai dal suo uccello pronto a spruzzare e, col sorriso sulle labbra . . . ”Non hai mai accarezzato una donna vero?. . .” Aprii la camicetta e slacciai il reggiseno . . . “Avanti toccami!” Lui aveva la faccia di uno che lo avevano quasi strozzato . . . gli era rimasto il colpo in canna, ha ha ha, ma le mie tette lo attrassero molto e con mani tremebonde iniziò a toccarle . . . “Adesso leccami i capezzoli, avanti . . . “ Lui sempre più intimidito non osò contraddirmi e portò la sua bocca sul capezzolo, iniziò quindi a leccarlo, faceva tenerezza sembrava un lattante . . . “ . . avanti mordicchiameli un po’ ma dolcemente”, lui mi guardava e provava a fare come dicevo, ovviamente nulla di eccezionale ma l’impegno profuso era apprezzabile. Lo feci staccare dopo poco, lo guardai negli occhi e . . . “ora Matteo sfilami le mutandine!” . . . Lui con mani tremebonde si portò sui bordi degli slip ed iniziò a sfilarmeli piano . . . “Non hai mai visto una donna li vero?” . . Lui era sempre più silenzioso e rispondeva solo annuendo con la testa e con gli sguardi, io divaricai le gambe . . . “adesso accarezzami li, fammi vedere come tocchi una donna” . . . Appoggiò la sua mano tremolante sulle grandi labbra, io gli misi sopra la mia e lo guidai per i primi movimenti poi lo lasciai libero di muoversi, la sua timidezza iniziava a diminuire e la mano ora la sentivo accarezzarmi con più delicatezza ma anche più consapevolezza . . . “Bravo Matteo, visto, non è difficile vero? Adesso però devi ricambiare il favore . . . avvicina il tuo viso e baciala . . . leccala . . . avanti ragazzino il piacere si prende e si dà!” . . . Lui non batté ciglio, si avvicinò e dapprima la baciò come si baciano le guance di una persona quindi provò ad usare la linguetta pur molto timidamente sfuggendo ai miei occhi che lo osservavano, divaricai ancor più le cosce per favorirlo, con le dita dilatai le grandi labbra invitandolo ad infilarsi maggiormente in profondità, sentivo la sua linguetta inesperta che si muoveva senza criterio e in quel momento avrei tanto desiderato vi fosse li un uomo esperto a continuare il gioco ma l’importante era che fosse per lui istruttivo e per me rivendicativo nei suoi confronti! Così decisi che poteva bastare, lo invitai a rialzarsi, mi rimisi le mutandine . . . “Bene Matteo, adesso finiamo ciò che era rimasto a metà . . . non mi sono dimenticata” . . . Mi rimisi seduta, lui di fronte a me, glielo ripresi in bocca e tornai a finirgli il pompino, lui aveva perso l’eccitazione, la mia figa non lo aveva ipereccitato, aveva vinto la paura, la timidezza, il pudore, l’inesperienza dell’età, così mi rimisi all’opera e con tanti piccoli colpetti di lingua dati alla base della cappella il cazzo si intostò nuovamente, ma il tempo era tiranno e così cambiai strategia per farlo venire velocemente, con entrambe le mie mani glielo afferrai e portandole verso il basso lo scappellai, quindi portai la bocca sulla cappella e dopo averle dato una veloce leccatina la ingoiai e continuando a mantenere salde le mani alla base gli diedi 5 – 6 pompate molto decise e subito lui perse il controllo e mi esplose in bocca copiosamente e quasi urlando di piacere, mi afferrò la testa come per non volermi più far staccare dal suo cazzo, io lo assecondai, poi a bocca piena di sperma mi tolsi per sputare il tutto in un fazzolettino di carta. Ci rivestimmo frettolosamente perché era già fin troppo tardi, uscimmo di li quatti quatti come sempre, lui era visibilmente rimasto scosso da quell’esperienza diversa ed io molto divertita nel vederlo così meno sicuro di se e con un po’ più di umiltà!
    Non si fece più sentire per oltre dieci giorni, forse prese tempo per riflettere su quanto accadutogli ma poi l’irrefrenabile potenza degli ormoni lo spinse a farlo e così trovai il sistema per metterlo ancor più sotto i . . . piedi e non solo! Ma questo lo saprete nella 4° nonché ultima parte del racconto. Ciao
     
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