Racconti Erotici: Il viaggio in treno

Genere Trio

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  1. ~ Elis
     
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    Quello che sto per raccontarvi mi è accaduto propio ieri sera, il 25 aprile, festa della liberazione. Vista la festività e la bella giornata, decisi di andare a fare un giro a Verona con una mia cara amica. Come di solito in tali occasioni c'erano migliaia di persone a girare tra strade e negozi. Faceva caldo e per mantenermi fresca avevo indossato una migonna bianca ed una camicetta gialla, con delle scarpe aperte ai piedi. Sotto avevo un leggero reggiseno che conteneva a stento le mie abbondanti tette, ed un minuscolo tanga bianco al fine di non segnare attraverso la gonna molto leggera. L'effetto doveva essere molto buono a giudicare dagli sguardi che mi lanciavano gli uomini. Anche la mia amica si complimentò per il mio stato di forma, e ciò mi fece sentire ancora meglio. Trascorsa buona parte della giornata a far shopping ci avviammo alla stazione. Abitando io in montagna e lei vicino ad un grande lago, prendemmo due treni diversi. Salita sul treno mi accomodai in uno scomparto abbastanza vuoto, tirato fuori un giornale cominciai a leggere e a sonnecchiare. Dopo un paio di fermate il vagone cominciò a svuotarsi, rimasi con una coppia di anziani e un paio di ragazze. Ad un certo punto entrarono nello scomparto due ragazzi molto giovani. Erano stranieri, di carnagione scura, bassi e tarchiati, indossavano dei jeans larghissimi così come le magliette ed in testa avevano delle bandane nere. Mi ricordarono le gang portoricane, ed in base all'abbigliamento, all'atteggiamento ed al loro accento spagnolo, dovevo aver azzeccato l'ipotesi. Erano molto maleducati, imprecavano, parlavano e ridevano a voce alta, tanto che, infastiditi, la coppia di anziani lasciò lo scomparto. Cercarono di attaccar bottone con le due ragazzine, ma ottennero solo di farle andare via. Ero rimasta da sola e stavo per andarmene anche io quando notai che stavano fissando le mie gambe. La mia gonna arrivava a metà coscia, ed il fatto di essere seduta allargava ancor di più le mie belle e bianche gambe. Le guardavano e commentavano nella loro lingua, ma non era difficile capire il senso delle loro parole. Stavo per alzarmi quando mi prese una strana sensazione. Cominciai a sentire un vuoto allo stomaco, mi si asciugò la bocca ed iniziò a tirarmi la passerina. Mi stavo eccitando. Guardai con la coda dell'occhio i due giovani e me li immaginai col cazzo di fuori a tirarsi una sega davanti a me. Immaginavo i loro caldi schizzi che colpivano le mie gambe e imbrattavano la mia camicetta gialla. Mi stavo già bagnando. I due erano seduti nei sedili al mio fianco, per cui potevano sbirciare le mie gambe solo lateralmente. Era un peccato che non potessero vedere ancora di più. La mia vena esibizionista prese il sopravvento e così decisi di aiutarli a vedere di più che un paio di gambe. Volevo esibirmi davanti a loro. Volevo mostrare le mie grazie. Mi alzai lasciando il giornale sul mio posto, segno che sarei tornata e uscì per andare in bagno. Sentì il loro sguardo sul mio culo. Entrai nel bagno e notai che la porta non si chiudeva bene, rimanendo leggermente aperta. Ma io dovevo fare solo una cosa. In un secondo mi tolsi il reggiseno e sfilai il tanga. Li misi nella borsa e mi guardai allo specchio. La camicetta semitrasparente lasciava completamente a vista le mie grandi tette, si potevano notare benissimo i capezzoli sporgenti e scuri. Mi sentivo una troia. Ripensai al mio ragazzo e per un istante decisi di lasciar perdere, di ricompormi e andare in un altro vagone. Ma durò solo un attimo. La mia eccitazione riprese il sopravvento. Uscì dal bagno e andai velocemente verso lo scompartimento. Incrociai una signora che alla vista del mio abbigliamento mi guardò sdegnata, come fossi una prostituta. Ma a me non importava. Volevo solo mostrarmi a loro. Rientrai nello scomparto e ritrovai i due tepppistelli seduti nei sedili di fronte al mio. Segno che volevano vedere di più. Non appena entrai strabuzzarono gli occhi e ammutolirono. Io mi sedetti con indifferenza, riprendendo il mio giornale. Il loro sguardo bruciava su di me. Non staccavano più gli occhi dalle mie tette, quasi completamente a vista. Ma volevo che vedessero la mia parte migliore. Con indifferenza alzai una gamba per poggiarla sul gradino che c'è sotto al finestrino, e contemporaneamente allargai l'altra. Ora la mia figa bagnata era completamente alla loro vista. Erano rimasti impietriti. Sentivo il loro respiro farsi pesante, e quasi contemporaneamente li vidi mettersi le mani nelle tasche. Il loro movimento era inconfondibile. Che peccato pensai, ero a loro completa disposizione, e loro pensano solo a tirarsi una banale sega. Si vede che nonostante il loro atteggiamento, di duro avevano solo l'uccello. Ma io non ero affatto soddisfatta, avrei voluto tuffarmi sulle loro patte e tirar fuori quei giovani cazzi. Ma avevo paura che passasse qualcuno e vedesse tutto. Allora ripensai al bagno e mi venne una fantastica idea. Mi rivolsi ai due e dissi : "scusatemi ragazzi, mi fareste una cortesia?" I due si ridestarono di colpo dai loro pensieri e annuirono confusamente, tirando fuori le mani dalle tasche. "Devo andare in bagno, ma la porta non si chiude, avrei bisogno che uno di voi la tenga, affinchè non entri nessuno". Si offrirono prontamente balzando in piedi entrambi. "Bastava uno, ma in due è sempre meglio" dissi con tono malizioso. Ci avviammo al bagno passando nel corridoio semideserto. Appena arrivati entrai dentro, dicendogli di tenere la porta. Cosa che prontamente fecero. Tra la porta e lo stipite rimaneva una fessura di un paio di centimentri, sufficiente a guardare dentro. Ed era ciò che fecero i due. Potevo vedere le loro faccie schiacciate nella fessura dallo specchio che si trovava alla mia sinistra. Io feci finta di non vedere e dando loro le spalle mi tolsi completamente la gonna, e per non far nascondere il mio culo dalla camicetta, tolsi pure quella, rimanendo completamente nuda, con solo le scarpe. Sempre facendo finta di nulla mi misi a cavallo del wc, ma al contrario, così da dare loro sempre le spalle e incoraggiandoli a spiarmi. Non mi sedetti completamente ma rimasi in aria con le ginocchia piegate, mi abbassai e appoggiai le mai alla parete. Il mio culo e la figa erano completamente aperti ed in piena vista. Mi sforzai un poco e dopo un istante cominciò ad uscire un abbondante getto di pipì.Scrosciava nel piccolo wc schizzandomi le gambe. Stavo prendendo un pò di carta quando sentì una mano sulla mia figa gocciolante."Non preoccuparti, te l'asciughiamo noi" sentì dire. Mi girai di scatto. Erano i due ragazzi. Stanchi di osservarmi erano entrati anch'essi nel bagno. Uno dei due, con molta forza, riuscì a chiudere la porta e girò la serratura. Ero chiusa nel bagno di un treno, completamente nuda, ed alla mercè di due piccoli teppisti. Ma invece di essere spaventata mi eccitai ancora di più. Sentivo le loro mani toccare la mia figa, strofinarle nel mio culo, stringere le mie tette. I due si spogliarono mostrandomi i loro cazzi già durissimi. Se lo menavano scappellandoselo piano piano. Giratami mi sedetti sul wc e con le mani iniziai a toccargli le palle, gonfie dall'eccitamento. Li feci avvicinare e cominciai a leccare quei giovani uccelli. Li leccavo a turno, iniziando dalla punta, su cui facevo roteare la lingua, per poi andare a leccare sotto, fino ad arrivare alle palle, che succhiavo e tiravo con la bocca. Ne presi uno e lo feci sedere al mio posto. Tenendogli l'uccello dritto me lo feci scivolare dentro. Lo cavalcavo piano, gustandomi quel cazzo duro. Gli sbattevo le tette in bocca e lui le leccava, le mordeva, le stringeva nelle mani. L'altro da dietro mi leccava il culo, e dopo ci infilò dentro un dito muovendolo al ritmo della scopata. Quello che avevo sotto mi venne dentro, inondandomi di sborra che sentivo colare fuori. Nel frattempo l'altro si avvicinò di corsa alla mia bocca. Glielo succhiai prontamente mentre lui mi shizzò in gola il suo seme. Era stata una scopata fantastica. Ci rivestimmo e uscimmo dal bagno appena in tempo: ero arrivata alla mia fermata. Li salutai con un bacio in bocca. Li vidi allontanarsi attaccati al finestrino. Avevamo scopato senza neanche conoscerci.
     
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