Racconti Erotici: La prima volta

Genere Prime Esperienze

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  1. ~ Elis
     
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    Quella estate si preannunciava lunga e calda. Avevo terminato la scuola e mi accingevo a passare un periodo di relax prima di intraprendere l’ ultimo anno delle superiori. Ero stato promosso a pieni voti, senza nemmeno un esame, per cui i miei genitori decisero come premio di mandarmi al mare in Calabria dai nostri parenti. Il motivo principale era quello, in realtà i miei erano preoccupati per il troppo tempo passato chiuso nel bagno. Il motivo? Semplice mi masturbavo a tutto spiano.
    Fino all’anno precedente non lo avevo mai fatto, ero troppo preso dalle altre cose che normalmente intasano il cervello dei teen ager. Il motorino, la partita di pallone etc etc. Non avevo ancora una ragazza fissa, o meglio con le ragazze ci stavo insieme qualche settimana, il tempo di stufarmi di limonare e poi via. Quell’ estate però qualcosa si svegliò in me. Abitavo in un quartiere di periferia, al quarto piano di una palazzina. Il nostro appartamento aveva due balconi che davano ad est e a ovest, offrendo il refrigerio dell’ ombra ora al mattino ora al pomeriggio a zone alterne. Un pomeriggio di fine maggio ero rientrato a casa un po’ prima del solito ed era andato in balcone per cercare refrigerio. I balconi erano di quelli con le ringhiere e le sbarre in ferro, non come quelli dei condomini moderni fatti in cemento.
    Seduto a prendere aria mentre leggevo un giornale sportivo, mi accorsi con la coda dell’ occhio che al terzo piano in basso a destra, stava seduta, intenta a leggere una rivista, la vicina soprannominata la sposina. Era chiamata così da tutti perché l’ ultima coppia arrivata nel condominio, per cui lei e suo marito erano gli sposini. Capi solo molto tempo dopo che quel soprannome era dovuto al fatto che durante i loro amplessi notturni tenevano sveglio il vicinato.

    Angela, così si chiamava, indossava un vestitino estivo con dei fiori, di quelli dalle spalline sottili e la gonna con spacco. Le gambe erano accavallate, lo spacco mostrava l’ intera coscia bianco latte.
    Quel colore candido mi colpi, mi soffermai con la coda dell’ occhio su quella gamba scoperta, poi con un movimento che resi naturale spostai la testa verso la mia destra per scrutare meglio. Notai le spalline sottili di quel prendisole, che racchiudevano due seni esageratamente enormi. Era evidente che non indossava il reggiseno. La spallina, rivolta verso di me, ne scopriva anche una parte laterale, la parte superiore del seno era messa in vista per due terzi. La linea di separazione dei due seni era molto ampia, non erano uniti a dimostrare che non vi era reggiseno a reggere tutto quel bene. Ammiravo in silenzioso quello spettacolo, il colore bianco di quella pelle era molto invitante sentivo come un richiamo dentro di me. Mi eccitai, sentivo il membro aumentare di volume, le mie pulsazioni aumentavano.
    Quegli attimi durarono poco. Fui richiamato per la cena e sbuffando rientrai in casa.

    Divorai la cena, volevo tornare immediatamente in balcone attratto da una forza misteriosa. Purtroppo A. era rientrata in casa, niente da fare. Ricordo che rimasi tutta la sera con uno stato di eccitazione addosso. Pensavo sempre ad A. seduta sul balcone, immaginavo di vederla girarsi verso di me mostrandomi il suo seno prorompente. Tanto feci che eiaculai inconsciamente durante la notte. Al mattino mi accorsi della cosa e con molto imbarazzo feci di tutto per nascondere ogni cosa.

    Il giorno dopo rientrai a casa prima per cercare di ricreare la stessa condizione. A. era sempre lì a leggere la sua rivista. Indossava un prendisole diverso dalla sera prima, le spalline più grosse, il decolté meno pronunciato ma non abbastanza da nascondere quel seno. Le gambe sempre accavallate a lasciare libera un’ intera coscia. Il vedere quella pelle bianca mi inebriava, mi eccitava tantissimo, il mio pene aumentava di volume a dismisura tanto da decidere di rientrare in casa per non essere scoperto in quello stato di eccitazione. Mi nascondevo in bagno, dove imparai da autodidatta a controllare il mio pene masturbandomi provandone immenso piacere pensando ad A.

    Orami era diventata un’ abitudine l’ incontro pomeridiano sul balcone, la visione di quel corpo si imprimeva sempre di più nella mia testa. A quel corpo abbinai presto il suo viso, tondo con i capelli riccioli, naso piccolo e bocca stretta. Mi masturbavo alla grande al quel solo pensiero.

    Ricordo che a quell’ epoca frequentavo una ragazza, S. I miei amici mi dicevano di stare attento perché era una che sparlava molto in giro. A me interessava poco, mi piaceva limonare e lo sapevo fare bene. Una sera appartato con S. intento a limonare venni preso dal pensiero della visione di A., seduta sul balcone con quel prendisole minuto. Ci misi poco ad eccitarmi tanto che S. mi chiese se avevo qualcosa in tasca. Cosa disse ? Ma questo no, toccando con mano la mia asta irta. Le dissi che in tasca non avevo niente, che si trattava del mio stato di eccitazione.. Mi ricordo che rimase ad occhi sbarrati, mi apri la lampo facendo uscire il mio affare. Tu non sei normale, hai una malattia.
    Fu così che mi lascio andandosene in fretta. Scoprì solo dopo molto tempo che era andata in giro a dire che mi aveva lasciato perché non riuscivo ad avere un’ erezione….
    Non mi interessava il suo giudizio, avevo in mente quella visione di un corpo reale e maturo, poco mi interessava di quella ragazzina che portava a mala pena la seconda.

    Le mie giornate passavano così, rientravo presto per ammirare il panorama dal mio balcone. A. indossava diversi prendisole, ma quelli da me preferiti erano quelli con le spalline sottili che mostravano tutta la bellezza delle sue forme. Probabilmente i miei genitori preoccupati per le lunghe soste chiuso in bagno mi spedirono in vacanza al mare.
    Mi ricordo che i primi giorni soffri molto. Mi mancava A. tantissimo. Poi con l’ andare in spiaggia e frequentare i miei amici di sempre le cose migliorarono.
    Ero ospite a casa di zii, dormivo all’ ultimo piano di una casa di ringhiera suddivisa in tre livelli.
    Avevo per me tutto il piano, due camere da letto ed un bagno lungo con tanto di vasca e quant’ altro.

    Dopo qualche giorno arrivò ospite un’ amica romana dei miei zii. Anche lei venne ospitata all’ ultimo piano di quella casa. Era una donna sulla trentina, capelli castani, occhi neri viso un po’ allungato ed un naso con una gobba nel mezzo che lei nascondeva abilmente cercando di non mettersi mai di profilo. Aveva qualche chiletto di troppo, il seno da donna mediterranea ed una pancetta appena pronunciata.
    Si sistemo' nella stanza accanto alla mia. La sua permanenza era quasi trasparente per me, andavamo in spiaggia tutti insieme, ma non facevo molto caso a lei. Tra l’ altro indossava sempre costumi interi. Ricordo che un giorno rientrando dalla spiaggia era di umore nero. Avevo capito che si era offesa per una battuta di troppo fatta da mio zio ma non capivo l’ argomento, i discorsi erano molto vaghi. Non facevo molto caso a lei, avevo comunque i miei ritmi. Sveglia al mattino, partenza per la spiaggia, rientro verso le 14.00 pranzo, pennichella ed alle 16.00 nuovamente in spiaggia. La sera doccia, cena e poi via per le strade a passeggiare e cazzeggiare.

    Dopo qualche giorno da qual episodio da cui era uscita molto adirata, al mattino non venne in spiaggia con noi. Rimase in casa, come in attesa di una telefonata importante. Dopo pranzo, mentre io ero nella mia stanza intento a leggere un giornale, salì al piano dicendomi di non entrare in bagno poiché andava a farsi una doccia. Fu come accendere in me un interruttore. Mi chiedevo per quale motivo mi aveva detto di non entrare in bagno. Già altre volte era entrata per fare la doccia mentre io ero al piano ma non mi aveva mai avvisato. Quella frase risuonava in me come un invito. Dovete sapere che le porte di quelle stanze non erano come le porte moderne. Avevano piccoli pertugi ovunque ed in particolare il buco della serratura era molto ampio, per accogliere quelle chiavi vecchio stampo. Mentre sentivo lo scorrere dell’ acqua mi si accese la visione di A. seduta sul balcone con il suo seno semi scoperto, misto a quell’ avviso che avevo ricevuto mi alzai ed andai a sbirciare dal buco della serratura. Da lì potevo vedere il bordo della vasca, il lavabo, il bidet ed il water completi. M. era nella vasca intravedevo solo i gomiti o parte delle braccia muoversi. Chiuse l’ acqua ed usci dalla vasca. Ebbi la visione di quel sedere tondo e sodo che avevo già visto ricoperto dal costume in spiaggia. Mentre si asciugava potei vedere finalmente quei due seni nascosti in spiaggia. Erano tondi e sodi con i capezzoli posti nella parte più alta come se dovessero spiccare il volo verso l’ alto. Il mio pensiero ando’ subito ad A. eccitandomi.
    Finì di asciugarsi, chiuse il coperchio del vater sedendosi sopra girata verso la porta, nella mia direzione. Quale spettacolo mi apparse. Un pube ricoperto da un foltre ciuffo di peli a formare un enorme triangolo con la punta rivolta verso la giunzione delle gambe. Collegai immediatamente alcune frasi di battute sentite furtivamente in spiaggia. Era stata presa in giro per i peli che uscivano dal costume. La vidi prendere in mano un rasoio usa e getta ed iniziare a tagliare quell’ ammasso di peli. Non lo tagliò tutto, lasciò una striscia lunga centrale che andava dal monte di venere fino alle grandi labbra che ora mostrava evidenti. Ero eccitatissimo, non avevo mai visto niente del genere dal vivo, presi in mano il mio sesso ed inizia a masturbarmi lentamente. Quando M. fini la rasatura, sciacquo via i peli superfli facendo un bidet e risedendosi sulla tavola del vater con la mano a cucchiaio inizio ad accarezzare il suo sesso. Faceva un movimento lento partendo dall’ alto verso il basso premendo sul monte di venere fino a scendere ad incontrare le grandi labbra che divideva con il dito medio, dito che ogni tanto scompariva all’ interno di quel sesso. Si stava masturbando, ed usava ora uno ora due dita per allargare l’ apertura della vagina. Arrivo ad usarne tre, ed alternava qual movimento portano la mano alla bocca succhiando le dita. Da dietro la porta mi masturbavo anch’ io e quando mi accorsi che dal suo sesso usci’ uno schizzo di liquido eiacualai copiosamente anch’ io. Me ne tornai in stanza cercando di non far rumore per non essere scoperto. Ero sfinito, le gambe non mi reggevano, mi sdraiai sul letto a riposarmi.

    Nella mia mente ora ruotavano l’ immagine di A. seduta sul balcone, M. che si depilava e masturbava, andavo di seghe a manetta.
    Dopo qualche giorno dall’ accaduto, facendo la doccia lo sguardo andò su quel vater. Mi venne in mente quell’ immagine e mi eccitai subito. Chiusi l’ acqua ed inizia a masturbarmi pensando ad M. ed A, contemporaneamente. Non mi accorsi che in quel momento qualcuno era salito al piano. Era M. che depositato qualcosa in stanza entrò in bagno. Ero seduto sul bordo della vasca, nudo con il mio sesso eretto stretto dalla mano mano destra che scivolava verso il basso a cercare di nascondre qualcosa di impossibile. Rimase immobile per qualche istante guardando quella scena. “ ma cosa stai facendo ? “ mi chiese. “ sto pensando a te .. “ risposi con un fil di voce. Calò nuovamente il silenzio. “ davvero stai pensando a me “ mi disse avvicinandosi. “ si risposi “ ma ho una malattia stai lontana.”. Quale malattia mi chiese, ammirando quel giovane sesso incandescente. In qualche modo farfugliando spiegai ciò che mi aveva detto qualche tempo prima quella ragazza. Le spiegai che non ero normale. Si mise a ridere, dicendomi che chi mi aveva detto una cosa del genere non era normale. Mi fece capire che quello era quanto desiderava ogni donna. Mi spostò la mano e con delicatezza poso’ la sua. Fece dei movimente lenti in su e in giù facendo in modo che la pelle liberasse dolcemente il glande. Così non sentirai fastidio mi disse. Prese ad espolorare il mio giovane sesso con la mano, emettendo un gemito di soddisfazione quando riusci a liberare completamente il glande. “ oohh, finalmente” disse. Proseguì nel massaggio con la sua mano esile, andava in giù con le dita esplorava la sacca dei testicoli e poi risaliva. Mi era diventato durissimo, il glande era infuocato e mentre mi passava le dita a descriverne una circonferenza emissi un gemito misto a piacere e dolore. “ poverino “ esclamo. Fu un attimo, mi invitò a girarmi ponendo le mie gambe ed il mio sesso verso l’ esterno della vasca, si chinò e diresse la sua testa verso il mio glande.
    Emisi un gemito, senti le sue labbra umide entrare in contatto con la mia cappella inghiottendola. La sua lingua compiva movimenti circolari su di essa, rinfrescandola. La tirò fuori baciandola diverse volte, poi fece cadere della saliva sulla cappella e torno ad infilarla in bocca. Questa volta non si fermo al glande o cappella che dir si voglia, fece entrare anche parte del membro. “ Altro che malformazione.. questo è il paradiso “ sussurro ingoiando nuovamente il mio membro. Era una libidine, avevo la sensazione di alzarmi da terra. Sentivo il mio glande aumentare le pulsazioni fino a quando eiaculai. M. ingoio parte di qual liquido seminale e parte lo fece ricadere sul membro continuando a leccarlo come fosse un gelato in procinto di sciogliersi. Ci misi poso a riprendermi, torno duro in poco tempo. “ peccato che ho le mie cose “ disse, io non capivo nemmeno di cosa parlava tanto ero in paradiso. Si spoglio, ripiegà il suo prendisole, si tolse il reggiseno rimando solo con un paio di slip neri. Prese i suoi due seni si avvicinò a me inginocchiandosi ed infilo il mio giovane sesso nel mezzo di quei due meloni. Inizio a massaggiare facendo scomparire completamente il glande per poi farlo apparire e baciarlo alternando l’ apertura delle labbra in modo da poterci inserire l’ intera cappella. Era un movimento stupendo che mi porto ad un’ estasi totale inondandola nuovamente con il mio seme.

    M. mi aveva per così dire iniziato al sesso vero e proprio. Dopo molti anni ho rivisto quella famosa ragazza che mi aveva dato dell’ anormale per le dimensione del mio sesso. E’ sposata con uno che intravisto un paio di volte in piscina e si nascondeva negli spogliatoi per non mostrare le dimensioni ridotte del suo sesso. Ben gli sta.
     
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